Putin non cede a Cina e India: “Non ci fermiamo”

Vladimir Putin con un falco sulla spalla. (ANSA)

MOSCA.  – Il pressing – o come le chiama lui le “preoccupazioni” – dei giganti asiatici partner della Russia non sono stati sufficienti a far fare marcia indietro a Vladimir Putin in Ucraina.

Il leader russo ha chiuso il vertice di due giorni a Samarcanda senza mostrare, almeno ufficialmente, alcun ripensamento. L’operazione militare continuerà, ha dichiarato ai giornalisti. Di più: Mosca “non ha fretta” di raggiungere i suoi obiettivi, che rimangono inalterati. E “nessuna correzione” verrà portata al piano generale.

Eppure gli incontri al vertice, svoltisi nella città uzbeka a margine del summit dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco), avevano lasciato trasparire i malumori di altri Paesi, in primis la Cina, che nella crisi vede un pericolo di destabilizzazione per la regione e un possibile ostacolo alle iniziative di espansione della sua influenza economica.

Lo stesso Putin aveva riconosciuto le “preoccupazioni” cinesi nell’incontro di giovedì con il presidente Xi Jinping, il primo dal 24 febbraio. E lo stesso ha fatto nell’ultima giornata del vertice incontrando Narendra Modi, con il primo ministro indiano che gli si è rivolto con queste parole: “Eccellenza, oggi non è il tempo di fare la guerra”.

Identico il messaggio recapitato da Recep Tayyip Erdogan, che ha avuto anch’egli un faccia a faccia con Putin: il conflitto ucraino deve finire “al più presto”, ha affermato il presidente turco. É proprio quello che vuole anche la Russia, è stata la risposta del leader del Cremlino, ma Kiev “rifiuta i negoziati”.

É stato solo in serata però, incontrando la stampa a lavori conclusi, che Putin ha fatto partire una serie di bordate per mettere in chiaro che sull’Ucraina nessuno può fargli cambiare idea. La campagna russa continuerà, ha assicurato, nonostante la controffensiva ucraina, liquidata con poche parole: “Staremo avedere come finirà”. Mosca ha dato finora una risposta contenuta ai “tentativ i di Kiev di danneggiare infrastrutture” in territorio russo, compresi “attacchi terroristici a centrali nucleari”. Ma se continueranno, la reazione “sarà più seria”.

Soprattutto, Putin ha ribadito la sua ferma convinzione della mnecessità di avviare la campagna ucraina per la salvezza della stessa Russia. “Per decenni”, ha detto, l’Occidente ha coltivato l’idea di “un collasso della Russia”. Mosca, quindi, ha dovuto mlanciare l’operazione militare per impedire che in Ucraina venisse creata un’enclave “da usare per fare vacillare” la stessa Russia.

Di fronte a queste minacce esistenziali, sembra dire Putin, nemmeno gli appelli alla prudenza della Cina possono far cambiare la posizione di Mosca, anche se il leader russo ha tenuto a sottolineare che con Xi Jinping ha discusso delle “crisi globali in un’atmosfera amichevole”. L’obiettivo strategico, del resto, rimane lo stesso per entrambi: resistere a quello che vedono come un tentativo dell’Occidente di imporre un sistema globale “unipolare”.

Lo ha ricordato il presidente cinese, affermando nell’assemblea plenaria dei leader dello Sco che è arrivato il momento “di rimodellare l’ordine internazionale in una direzione più giusta e razionale”. E criticando le “rivoluzioni colorate”, che negli ultimi decenni hanno scosso diverse ex repubbliche sovietiche.

Putin gli ha fatto eco, salutando quella che ha definito la nascita di “nuovi centri di potere” alternativi agli Usa e alla Ue.

Al di là delle divergenze di vedute sull’Ucraina, Russia e Cina sembrano dunque ribadire l’intenzione di portare avanti insieme la sfida al potere occidentale, anche in campo economico. A confermarlo è stato ancora Xi, quando ha sottolineato l’esigenza di sviluppare sistemi di pagamento tra i Paesi della Sco basati sulle valute locali. Un passo nella direzione auspicata da Putin verso la de-dollarizzazione, per minare una delle colonne portanti del potere americano.

(di Alberto Zanconato/ANSA).

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