Made in Italy corre ancora, toccherà quota 600 miliardi

Una cassa su un carrello con la scritta Made in Italy e bandiera italiana
Una cassa su un carrello con la scritta Made in Italy e bandiera italiana

ROMA. – L’export del made in Italy sempre traino dell’economia nazionale, ma davanti ci sono diverse sfide da affrontare come l’incertezza geopolitica e il caro prezzi.

Quest’anno le esportazioni di beni cresceranno del 10,3% mentre per l’anno prossimo è stimato un +5% a quota 600 miliardi di euro, consentendo all’Italia, ottavo Paese esportatore nel mondo, di mantenere invariata la sua quota di mercato a livello mondiale, pari al 2,7%. Questi i dati che emergono dal sedicesimo rapporto Sace sull’export in Italia nel 2022, dal titolo “Caro Export. Le sfide globali e il valore di esserci”, presentato oggi ed in cui si fa notare, però, che a spingere le esportazioni in larga parte quest’anno è “il fattore prezzo”, più che il volume, che crescerà solo del 2,6%.

Una dinamica “positiva” riguarda settori come metalli, chimica e meccanica strumentale, anche “grazie ai piani pubblici di investimento e di transizione energetica” che stanno attuando diversi mercati tra i quali Stati Uniti, Spagna, Emirati Arabi Uniti e India, spiega Sace nel rapporto. E nonostante il rincaro dei processi produttivi lungo tutta la filiera, nel 2022-2023 “proseguirà la buona performance dell’agroalimentare”.

Anche sul fronte delle esportazioni italiane di servizi, il 2022 rappresenta “l’anno del recupero” (+19,9%), con un “ritorno pressoché ai livelli pre-Covid” dopo il rimbalzo incompleto dello scorso anno, grazie soprattutto al comparto del turismo che rappresenta il 9,1% del Pil. “Il buon andamento proseguirà anche nel 2023 a un ritmo del 9,8%, che permetterà di superare i livelli del 2019”, viene evidenziato nel rapporto.

Ma in un quadro internazionale segnato da “un’elevata incertezza economica”, soprattutto a causa della guerra in Ucraina, Sace simula nel suo rapporto due scenari di previsione alternativi per l’export italiano. In un primo scenario, sull’ipotesi di una intensificazione del conflitto, le esportazioni crescerebbero quest’anno del 9,1% (-1,2 punti percentuali rispetto allo scenario base) e registrerebbero un incremento solo di poco superiore allo zero nel 2023 (+0,5%; -4,5 punti rispetto allo scenario base).

In un secondo scenario, con l’ipotesi di una risoluzione del conflitto in tempi più brevi, l’export di beni crescerebbe dell’11% nell’anno in corso (+0,7 punti percentuali) e dell’8,3% nel 2023 (+3,4 punti percentuali) per poi tornare in linea con lo scenario base nel biennio successivo.

Si dice fiducioso l’amministratore delegato di Sace, Alessandra Ricci, sul futuro. “Abbiamo risorse, strumenti e competenze per affrontare le sfide globali e tenere alta la bandiera dell’export italiano nel mondo”, ha detto Ricci. “Con un approccio sempre più strategico, un’attenzione a nuovi mercati e grazie a tutto il sostegno assicurativo-finanziario che il nostro Gruppo è in grado di offrire, le aziende italiane possono rafforzare la loro competitività anche in un momento complesso come questo”, ha spiegato l’ad, sottolineando che “Sace è e sarà sempre al fianco” delle imprese.

(di Alfonso Abagnale/ANSA).

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