Allarme Cgil: “9 milioni di italiani in difficoltà”

ROMA. – La Cgil lancia un nuovo allarme sul mercato del lavoro: tra disoccupati, precari, scoraggiati o costretti ad un posto part-time, sono oltre 9 milioni le persone in seria difficoltà, con un tasso di disoccupazione sostanziale al 16% nel 2021.

Questo mentre l’inflazione alle stelle morde sempre più il potere d’acquisto e, tra la corsa dei prezzi ed i rincari generalizzati, i salari reali scenderanno del 3% in Italia nel corso del 2022 contro una media Ocse del 2,3%.

Una proiezione quest’ultima che arriva dalla stessa Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che fa il punto sulle prospettive dell’occupazione. Con sempre più persone che si trovano di fronte a diversi impedimenti nella ricerca di una occupazione, non soddisfatti della propria condizione che subiscono in modo involontario.

Così se da un lato il mercato del lavoro dell’Italia “ha continuato a migliorare nei primi mesi del 2022”, sottolinea l’Ocse, portando la disoccupazione a scendere al 7,9% a luglio scorso, il tasso rimane “ancora ben al di sopra” della media Ocse al 4,9%. La dinamica “è positiva, incoraggiante, ma molto resta da fare”, dice il direttore per l’Occupazione e gli Affari sociali dell’Ocse, Stefano Scarpetta. Anche perché il dato, osserva, non ha ancora subito gli effetti della nuova crisi economica, legata alla guerra, con un probabile rallentamento previsto nei prossimi mesi del 2022 e nel 2023.

E mentre tutta l’area Ocse fa i conti anche con un record di posti vacanti e la difficoltà delle imprese a reperire manodopera, in Italia la Cgil fotografa il volto dei tanti per i quali il lavoro non è un diritto realizzato in pieno, nel rapporto “Il disagio occupazionale e la disoccupazione sostanziale nel 2021 in Italia” elaborato dalla Fondazione Di Vittorio. Una fotografia in cui sempre più si allarga la fascia della precarietà e che conferma come a farne le spese di più siano ancora le donne e i giovani.

A fronte di un tasso di disoccupazione ufficiale del 9,5% nel 2021,infatti, la disoccupazione sostanziale arriva al 16% (salendo al 18,6% tra le donne e addirittura al 34,2% tra i giovani fino a 24 anni), calcola la Fdv-Cgil. In quest’area, che comprende disoccupati e inattivi (ovvero scoraggiati che non cercano neanche un posto, bloccati da motivi oggettivi o familiari, o “sospesi” perché ad esempio in cassa integrazione), ricadono quasi 4,3 milioni di persone, delle quali formalmente disoccupate più di 2,3 milioni.

Se si aggiunge l’area del disagio occupazionale, che comprende chi ha un lavoro temporaneo o part-time involontario e che raccoglie quasi 4,9 milioni di persone, si arriva a più di 9,1 milioni in difficoltà. Situazioni che, a cascata, alimentano il bacino del lavoro povero.

I dati sottolineano l’aumento dei precari. Nel 2008, a fronte di 23 milioni di occupati, circa 2,4 milioni avevano un contratto a tempo determinato. Oggi, con un numero simile di occupati, i precari sono 3,2 milioni (800 mila in più). Un picco, come già registrato a luglio di quest’anno negli ultimi dati Istat. Non solo: l’occupazione a termine, sostiene il rapporto, è utilizzata “come locomotiva” nelle fasi di crescita economica e “come ultima carrozza della quale liberarsi” nelle fasi recessive e di maggiore sofferenza del mercato del lavoro.

É una situazione “negativa” e “in via di ulteriore deterioramento”, afferma il presidente della Fondazione D  Vittorio, Fulvio Fammoni. E’ “la fotografia di un Paese in declino” che ha “urgenza di investimenti per la crescita dell’occupazione, ma anche di interventi per migliorarne la qualità”, dice la segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti.

(di Barbara Marchegiani/ANSA).

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