Sprint Draghi per decreto Aiuti, sul piatto almeno dieci miliardi

Giornalisti in Piazza Montecitorio in attesa del Presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi..
Giornalisti in Piazza Montecitorio in attesa del Presidente del Consiglio Mario Draghi.. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – A Palazzo Chigi si lavora a pieno ritmo per chiudere entro giovedì sul nuovo decreto aiuti. In ambienti di governo definiscono plausibile una dote di 10 miliardi, ma le risorse con cui finanziare il dl potrebbero anche aumentare, trainate dall’aumento delle entrate tributarie (45.546 milioni di euro a luglio, +1.370 milioni di euro) e da un eventuale ‘tesoretto’ aggiuntivo derivante da decreti inattuati. Si attendono gli ultimi dati di agosto e, soprattutto, il calcolo degli introiti degli extraprofitti: mercoledì è prevista una riunione per tirare le somme.

Intanto, incrociando i dati di alcune tabelle che circolano in ambienti ministeriali e i numeri ufficiali della presidenza del Consiglio, emergono 392 decreti “inattuati” o “scaduti” dal valore complessivo di circa 7,8 miliardi nel 2022: 121 risalenti ai governi Conte e 271 a quello Draghi.

Di questi ultimi, 92 sono scaduti, 61 non ancora e 118 sono senza termine, rimarca Palazzo Chigi, sottolineando tanto l’impegno profuso per ridurre dell’82,2% i provvedimenti arretrati (passati dai 679 del febbraio 2021 ai 121 odierni), quanto la “sferzata” impressa dal premier per avvicinarsi il più possibile all’azzeramento dello stock. Obiettivo: utilizzare tutte le risorse a disposizione e, all’occorrenza, riutilizzare quelle che non riescono ad essere impiegate come da previsioni.

Un eventuale tesoretto che potrebbe spuntare a sorpresa ed essere utilizzato entro l’anno a sostegno degli aiuti in un momento così complicato. Comunque vada, “nulla andrà perso”, garantisce il governo. Sarà in particolare il mondo produttivo – piegato dal caro bollette e dall’inflazione – al centro del provvedimento in arrivo giovedì in Cdm.

Tra le misure date quasi per certe c’è quella sul credito di imposta (aumento, proroga, o entrambe le leve) per le imprese energivore, ma le ipotesi spaziano da un intervento diretto alle pmi in crisi di liquidità a quote di elettricità a buon mercato (provenienti dalle rinnovabili) riservate a determinati settori industriali. Al Mef il mantra è scongiurare un possibile blocco produttivo.

Per questo, si lavora anche all’attuazione della misura – inserita nel decreto bollette di marzo – che prevede che il Cse acquisti il gas per poi poterlo rivendere alle imprese energivore ad un prezzo ‘calmierato’ con contratti di lungo periodo. Non solo. La norma sugli extraprofitti delle società energetiche dovrebbe essere rivista per poterla applicare meglio, delimitando con più precisione, ad esempio, le operazioni straordinarie e infragruppo coinvolte.

Si valuta anche l’ipotesi di una cassa integrazione a costi più ridotti, provvedimento fortemente richiesto dai sindacati, ma le cui coperture sono ancora tutte da appurare. La maggioranza, intanto, è al lavoro per concentrare gli emendamenti – sono oltre 440 quelli presentati – al dl aiuti bis in arrivo domani al Senato. Dovrebbero essere accolti solo quelli non onerosi e i temi condivisi sembrano essere: le semplificazioni dei crediti del superbonus, il fotovoltaico e lo stop al docente esperto.

Giovedì, la data cerchiata in rosso per la prossima riunione del Consiglio dei ministri, potrebbe tenersi una conferenza stampa con l’annuncio dettagliato delle misure ma anche del piano di risparmi energetici a cui ha lavorato il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani. La proroga dell’ora legale, suggerita da alcuni partiti, per ora rimane una proposta.

Il giorno dopo il possibile Cdm, si terrà un altro incontro cruciale in Ue sul fronte dell’energia: la riunione dei ministri competenti che discuteranno tanto del price cap, quanto della possibilità di slegare il prezzo dell’energia da quello del gas. Entrambi cavalli di battaglia di Mario Draghi.

(di Paola Lo Mele/ANSA)

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