Solar Orbiter, schiaffo dal Sole e poi l’incontro con Venere

MILANO, 05 SET – Come in una scenata di gelosia spaziale, il Sole ha colpito la sonda Solar Orbiter con un potente flusso di particelle cariche poche ore prima che si incontrasse con Venere. I segni di questo ‘schiaffo’ cosmico sono impressi nei dati che stanno arrivando a Terra in questi giorni, preziosi per valutare con sempre maggiore accuratezza il meteo spaziale soprattutto in vista delle prossime missioni umane sulla Luna.

Lo spiega una nota dell’Agenzia spaziale europea (Esa), che ha lanciato la sonda nel febbraio 2020 in collaborazione con la Nasa. L’obiettivo di questa missione decennale è avvicinarsi quanto più possibile al Sole per carpirne i segreti: per questo l’orbita della sonda prevede diversi passaggi ravvicinati a Venere, in modo da sfruttarne la gravità per aggiustare la traiettoria e avvicinarsi ulteriormente alla parte più interna del Sistema solare.

Domenica 4 settembre è avvenuto il terzo di questi rendez-vouz con il pianeta: Solar Orbiter è passato a 12.500 chilometri dal centro di Venere, ovvero a circa 6.000 chilometri dalla sua superficie gassosa. In questo modo, la prossima volta che tornerà verso il Sole, la sonda sarà 4,5 milioni di chilometri più vicina che in precedenza. La manovra di domenica è riuscita anche se poche ore prima la sonda era stata investita da un potente flusso di particelle cariche generate lo scorso 30 agosto dall’eiezione di massa dalla corona solare (Cme).

Solar Orbiter ha resistito senza subire danni, anche perché è stata progettata proprio per misurare questo genere di esplosioni. Sebbene avesse alcuni strumenti spenti (per proteggerli dalla luce solare riflessa dalla superficie di Venere), gli altri sono rimasti accesi e hanno registrato aumento delle particelle energetiche solari, le stesse che rappresentano un rischio per gli astronauti e i veicoli spaziali. (ANSA).

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