Varsavia chiede 1.300 miliardi di danni di guerra a Berlino

VARSAVIA. – Il proverbiale vaso di Pandora dei rapporti fra Polonia e Germania è stato riaperto oggi a Varsavia, dove Jaroslaw Kaczynski ha annunciato di voler chiedere alla Repubblica federale 1.300 miliardi di euro di riparazioni di guerra.

È la cifra contenuta nel rapporto sui danni subiti dal Paese fra il 1939 e il 1945, presentato dal leader del Pis al Castello reale in occasione dell’83esimo anniversario dell’esplosione della Seconda guerra mondiale. Una notizia che non cambia la posizione di Berlino: per il governo tedesco, la questione delle riparazioni di guerra “è chiusa”.

“Da oggi il tema delle riparazioni sarà sollevato da parte nostra anche a livello internazionale e in particolare nei rapporti bilaterali con la Germania”, ha sottolineato Kaczynski, secondo il quale si tratta di un processo che potrebbe durare a lungo ma che viene avviato “nell’interesse dell’Europa nonché, in fondo, della stessa Germania”. Secondo il leader populista, Berlino non avrebbe “fatto ancora i conti” con i crimini dei nazisti in Polonia.

Con un secco “no” il ministero degli Esteri tedesco ha fatto immediatamente sapere di non avere intenzione di tornare al tavolo delle trattative. Il suo portavoce ha ricordato che, nel lontano 1953, la Polonia rinunciò alle riparazioni e che questa decisione è stata più volte riconfermata da Varsavia negli anni successivi. “La Germania riconosce però la propia responsabilità politica e morale per la Seconda guerra mondiale”, ha aggiunto.

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Forti critiche all'iniziativa di Kaczynski sono partite proprio dalla Polonia. Per Radoslaw Sikorski, ministro degli Esteri fra il 2007 e il 2014, si tratta di una "favola per creduloni ingenui" e di un'iniziativa di carattere elettorale. Secondo Wladyslaw Kosiniak Kamysz, leader del Partito dei contadini, lo scopo di tale iniziativa è puramente "propagandistico" e la questione viene riaperta pensando ai polacchi, più che ai tedeschi. Grzegorz Schetyna, dell'opposizione, ha promesso invece che, con il ritorno del suo partito Piattaforma civica al potere, la questione non sarà portata avanti.

Secondo un sondaggio realizzato per il quotidiano Gazeta Prawna, però, il 47,2% dei polacchi ritiene che chiedere le riparazioni sia una cosa giusta, mentre i contrari sono il 37,6% degli intervistati.

Il rapporto presentato oggi ricorda gli orrori del Secondo conflitto mondiale. Secondo le stime elaborate da una trentina di storici, economisti ed esperti polacchi e presentate dal deputato del Pis Arkadiusz Mularczyk (che dal 2017 ha coordinato la ricerca) in Polonia nel corso della guerra, a causa dell'attività dei tedeschi, 5 milioni e 219 mila cittadini persero la vita, il 21% dei quali erano bambini sotto i 10 anni.

Il numero dei polacchi rimasti invalidi in questo stesso periodo è stimato in quasi 600mila persone. Due milioni e 100 mila polacchi furono deportati in Germania per i lavori forzati, il 15% di loro morì. Durante i sei anni di guerra, 196 mila bambini furono portati nel Terzo Reich, solo 30 mila di loro tornarono in patria dopo il 1945. Per non parlare dei danni materiali, che complessivamente sono stati stimati in 6,2 trilioni di zloty, pari appunto a 1.300 miliardi di euro.

Il rapporto ricorda anche il monumento di Chopin distrutto dai tedeschi a Varsavia, nonché lo stesso Castello reale della capitale polacca, raso al suolo e ricostruito solo negli anni Settanta: il luogo in cui si è svolta la commemorazione di oggi.

(di Tadeusz Konopka/ANSA).

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