Allarme imprese del Nord: crisi pesa 40 miliardi

Contatori dell'elettricità e del gas.
Contatori dell'elettricità e del gas.

TORINO.  – Le imprese non possono più attendere. Gli extra costi della crisi energetica ammontano a 40 miliardi e potrebbero avere un impatto devastante con “drammatiche ricadute economiche e sociali” per il Paese e il rischio di deindustrializzazione.

A lanciare l’allarme sono i presidenti delle Confindustrie di Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto, Annalisa Sassi, Francesco Buzzella, Marco Gay e Enrico Carraro. “Le imprese italiane hanno fatto miracoli – ha detto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi – dalla pandemia alle materie prime ai costi energetici, ma ora sono arrivate ad un punto in cui fanno grande difficoltà” e lo dimostra la crescita “del 45% della Cig straordinaria”. L’Italia – per il numero uno degli industriali – ha perso 10 anni sul fronte energetico, ma “è soprattutto mancata l’Europa”.

Rincara la dose  il presidente degli imprenditori di Varese, Roberto Grassi: “La situazione già critica da mesi, ora è diventata insostenibile. Siamo sull’orlo di un baratro. Non c’è più tempo da perdere”. Secondo Vincenzo Boccia, presidente della Luiss Guido Carli, ex presidente di Confindustria, servono 60 miliardi subito per salvare le imprese e il Paese.  Sulla crisi energetica gli industriali fanno il punto con gli assessori allo Sviluppo Economico delle quattro regioni Vincenzo Colla, Guido Guidesi, Andrea Tronzano e Roberto Marcato e incassano il sostegno dei governatori Attilio Fontana, Alberto Cirio e Luca Zaia.

Dal 2019 al 2022 – spiegano i presidenti delle Confindustrie del Nord – il totale dei costi di elettricità e gas sostenuti dal settore industriale delle quattro regioni ammontava a circa 4,5 miliardi di euro, mentre nel 2022 gli extra-costi raggiungeranno – nell’ipotesi più ottimistica rispetto all’andamento del prezzo – una quota pari a circa 36 miliardi di euro che potrebbe essere addirittura superiore ai 41 miliardi nello scenario di prezzo peggiore.

Sassi, Buzzella, Gay e Carraro sottolineano che “le imprese non possono attendere un giorno di più quelle misure necessarie a calmierare i prezzi di gas ed energia elettrica” e invitano tutte le forze politiche “a sostenere con decisione, anche in questa fase di campagna elettorale, l’impegno del Governo in carica nella difficile trattativa con gli altri Paesi a livello europeo per l’introduzione di un tetto al prezzo del gas”. “Il tempo è ampiamente scaduto e una decisione in sede Ue in questo senso non è più differibile” affermano i numeri uno delle associazioni industriali del Nord.

Il sostegno alle imprese dei governatori di Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto è totale.  “Concordo con Confindustria che l’introduzione di un tetto al prezzo del gas non sia più rinviabile. Continueremo a sollecitare l’esecutivo affinché siano adottati tutti gli strumenti necessari ad evitare una deindustrializzazione del Paese” afferma il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana.

“Le nostre imprese, le nostre famiglie hanno bisogno di sicurezze e di stabilità, ma se il Governo non interverrà subito per sollecitare l’introduzione di un tetto al prezzo del gas rischiamo un Paese non solo in bolletta, ma lasciato al buio nel vero senso della parola e questo non è ammissibile in un momento che invece è determinante per la ripresa della nostra economia” sottolinea il presidente del Piemonte Alberto Cirio.

Il governatore del Veneto, Luca Zaia,  rivolge “un appello al Premier Draghi, l’unico a poter davvero incidere su questa partita, perché la fiducia nell’Europa resta assai limitata, visto che, ancora oggi, si parla molto ma non si agisce e non arrivano risultati”.

(di Amalia Angotti/ANSA).

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