Usa e Iran negoziano sul nucleare, si sparano in Siria

Aerei militari americani in volo.
Aerei militari americani in volo. (ANSA)

BEIRUT.  – Una guerra aperta, con un’intensità senza precedenti negli ultimi anni, è in corso tra Stati Uniti e milizie filo-iraniane in Siria proprio mentre spiragli si aprono nei negoziati tra Washington e Teheran per raggiungere un accordo sul programma nucleare iraniano.

Tre attacchi statunitensi nelle ultime 24 ore, cinque negli ultimi due giorni, sono stati compiuti oggi nella valle dell’Eufrate contro postazioni di jihadisti sciiti armati dalla Repubblica islamica. E in serata si è registrato un attacco aereo attribuito a Israele contro postazioni di Hezbollah filo-iraniani nella Siria centrale.

Combattenti filo-Teheran in Siria avevano sparato razzi e droni contro tre basi americane nella ricca regione petrolifera di Dayr az Zor, ferendo lievemente tre militari statunitensi. In tutto si contano una decina di miliziani filo-iraniani uccisi, secondo bilanci non verificabili sul terreno.

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L'escalation era cominciata dieci giorni fa, con un primo attacco contro la base militare Usa di Tanf, in territorio siriano ma molto vicina al confine con Giordania e Iraq.

Quest'avamposto, anche noto come “Base 55”, da anni costituisce una piazzaforte americana per contenere l'influenza iraniana nella regione. L'Iran aveva smentito di essere dietro a questi attacchi. Ma milizie di afghani e iracheni da anni presenti nella bassa valle dell'Eufrate al confine con l'Iraq hanno poi sferrato altri attacchi con droni sempre su Tanf e con razzi contro altre due basi americane nell'area.

Un attacco è avvenuto nella base di Conoco, dal nome dell'impianto petrolifero sulla sponda est dell'Eufrate. E un altro raid missilistico contro la base detta “Green Village”, sempre a est dell'Eufrate e dove ha sede il quartiere generale dell'intelligence militare Usa in Siria.

Il comando americano ha riferito nella notte il ferimento di tre militari, uno dei quali "è tornato al lavoro dopo aver ricevuto cure mediche". Gli altri due se la sono cavata, si leggeva nel comunicato Usa, "con ferite minori".

La rappresaglia di Washington non si è fatta attendere e nell'arco di 24 ore elicotteri Apache, aerei militari AC-130 e artiglieria pesante M777 hanno compiuto una serie di attacchi coordinati contro depositi di armi e postazioni di vari gruppi afghani e iracheni sostenuti dall'Iran nelle zone di Mayadin, Dayr az-Zor, Abukamal.

Gli Stati Uniti riferiscono di "quattro combattenti nemici" uccisi, mentre l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, che si avvale da anni di una fitta rete di fonti sul terreno, riferisce di una decina di miliziani sciiti morti in 48 ore. "Risponderemo in modo appropriato e proporzionato a qualsiasi attacco contro i nostri soldati", ha avvertito il nuovo comandante delle forze statunitensi nella regione, il generale Erik Kurilla.

Secondo l'Osservatorio a esser stati colpiti sono due depositi di armi, uno dei quali conteneva missili di media gittata destinati agli Hezbollah libanesi. Proprio una posizione del partito armato sciita filo-iraniano è stata colpita in serata nella Siria centrale da un raid attribuito a Israele.

L'Osservatorio riferisce di "forti esplosioni" udite a ovest di Hama, un centinaio di chilometri a nord di Damasco, in un'area montagnosa già più volte presa di mira da raid aerei attribuiti a Israele.

(di Lorenzo Trombetta/ANSA).

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