Presidente Mattarella: “Resistenza legittima”. L’Italia con Kiev

La facciata di Palazzo Chigi, sede del governo, con i colori della bandiera ucraina.
La facciata di Palazzo Chigi, sede del governo, con i colori della bandiera ucraina. (Filippo Attili/Ufficio Stampa e della Comunicazione della Presidenza del Consiglio)

ROMA. – Roma è e resta dalla parte di Kiev. Nel giorno della Festa nazionale del Paese, le massime istituzioni italiane ribadiscono il pieno sostegno all’Ucraina, impegnata ormai da sei mesi nella guerra di resistenza contro Mosca. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, definisce “brutale e ingiustificata l’aggressione operata da parte della Federazione russa”, mettendo nero su bianco il supporto al governo di Zelensky.

Parole nettissime che – in una campagna elettorale caratterizzata da scontri e polemiche anche sulla futura collocazione internazionale dell’Italia – trovano perfetta risonanza nel discorso pronunciato dal premier Mario Draghi al Meeting di Rimini. Il presidente del Consiglio rivendica la linea del tenuta finora dal suo governo: aiuto a Kiev per difendersi, ricerca di una pace “duratura e sostenibile”, imposizione di sanzioni “efficaci” contro la Russia.

L’inciso del premier sull’utilità delle sanzioni arriva a sole 24 ore dall’intervento sul tema di Matteo Salvini, che aveva invitato Bruxelles ad una riflessione, ventilando l’ipotesi che “le sanzioni stiano alimentando la guerra”. In mattinata la precisazione: “Da gennaio a luglio l’avanzo russo è a +190 miliardi di dollari. Ora possiamo dire che Mosca non sta soffrendo ma a soffrire siamo noi?”. Le multe, spiega il leader della Lega, “non bisogna toglierle ma cambiarle. Sono fatte male. Servono più determinate, più mirate”.

Le critiche, in ogni caso, non tardano ad arrivare: “Salvini è passato da prima agli italiani a prima gli interessi di Putin”, punta il dito il ministro degli Esteri e leader di Impegno civico, Luigi Di Maio, mentre dal Pd Simona Malpezzi tira in causa Giorgia Meloni (“Sia chiara e dica cosa ne pensa”).

Draghi invia un videomessaggio direttamente a Zelensky: “L’Italia è vicina al vostro popolo. Il nostro Governo vi ha fornito e continuerà a fornirvi sostegno politico, finanziario, militare e umanitario”, “ricostruiremo tutto insieme”. Poi, dal palco di Rimini, parlando della strategia di Mosca, accusa: “Non ha esitato a usare il gas come arma geopolitica contro l’Ucraina e i suoi alleati europei. Si parla molto di sovranità, ma dipendere, come è accaduto in passato, per quasi metà delle proprie forniture di gas da un Paese che non ha mai smesso di inseguire il suo passato imperiale è l’esatto contrario della sovranità”.

Un’altra sottolineatura politica che in platea non è passata inosservata. Dopo la notizia del nuovo attacco russo contro Zaporizhzhia, che ha colpito le infrastrutture della città, da Roma si è levato l’appello a scongiurare “il disastro nucleare”: parole di Papa Francesco rilanciate a stretto giro dal presidente del Consiglio. Intanto, nel centro della Capitale sfila la “marcia della libertà” a cui partecipano un migliaio di persone, tra cui molti bambini: palloncini azzurri e gialli e cartelli come ‘Stop Genocide’, ‘It’s time for Ukraine’.

Tra i presenti, l’ambasciatore ucraino a Roma Yaroslav Melnyk, l’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andriy Yurash, l’ambasciatore tedesco in Italia Viktor Elbling, rappresentanze diplomatiche di diversi paesi (dagli Stati Uniti alla Grecia, fino al Giappone), delegazioni di Pd e Più Europa. “Continuiamo a sostenere insieme la democrazia e la libertà”, afferma il parlamentare dem Andrea Casu. Il corteo è stato preceduto nel primo pomeriggio da una preghiera organizzata nella Chiesa dei Santi Sergio e Bacco a Roma.

(di Paola Lo Mele/ANSA)

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