Altra grana per Trump, ex manager si dichiara colpevole

El expresidente Donald Trump.
L'ex presidente degli USA Donald Trump. (ANSA/EPA)

WASHINGTON.  – Nuova grana giudiziaria per Donald Trump dopo il clamoroso sequestro da parte dell’Fbi di documenti classificati nella sua residenza di Mar-a-Lago e le altre inchieste che lo incalzano.

Il 75enne Allen Weisselberg, ex direttore finanziario della Trump Organization e uno dei più fidati luogotenenti della famiglia, si è dichiarato colpevole a New York per una quindicina di reati fiscali in base ad un accordo di patteggiamento che prevede 5 mesi di prigione contro una pena  massima di 15 anni, oltre ad una multa di 2 milioni di dollari. Dopo 100 giorni potrà già essere scarcerato.

L’ex manager si è rifiutato di cooperare con gli inquirenti nella più ampia inchiesta contro il gruppo e le sue ammissioni non tirano in ballo l’ex presidente: una prova di lealtà che dura da 50 anni, quando iniziò a lavorare come contabile col padre di Trump.
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Ma l'accordo prevede anche che testimoni in ottobre al processo contro la holding e ammetta il suo ruolo nella cospirazione con la società di Trump per lo schema fiscale che gli ha consentito per 15 anni di ricevere in nero una serie di benefit in contanti, tra cui costose rette scolastiche private per i famigliari, auto di lusso e appartamenti in leasing, per un valore di 1,7 milioni di dollari, evadendo il fisco per 900 mila dollari.

Per il procuratore Alvin Bragg si tratta di una carta preziosa, di una prova contro la compagnia perché le sue ammissioni "implicano la Trump Organization in una larga serie di attività criminali". Nel caso il tycoon fosse coinvolto direttamente, sarebbe il primo ex presidente della storia americana ad essere incriminato in un'inchiesta penale, cosa che comprometterebbe ulteriormente il suo futuro politico e potrebbe minare i suoi rapporti con banche e partner d'affari.

Se invece l'indagine naufragasse, rischierebbe di corroborare i sospetti che si tratti di un'inchiesta politica, di una "caccia alle streghe".

L'inchiesta, iniziata nel 2019, mira ad accertare se il gruppo abbia gonfiato i valori degli attivi per ottenere prestiti più consistenti e, nello stesso tempo, abbia sottostimato gli asset nelle dichiarazioni fiscali per ridurre le tasse. Tra le ipotesi ventilate finora frodi bancarie, assicurative e fiscali, nonché la falsificazione di documenti aziendali. Reati su cui indaga in una parallela inchiesta civile anche la procuratrice di New York Letitia James (pure lei democratica), davanti alla quale Trump ha fatto scena muta la scorsa settimana.

Il tycoon intanto aspetta l'esito della decisione del giudice sulla divulgazione dei motivi della perquisizione dell'Fbi, richiesta da lui e dai media Usa, minacciando di pubblicare i video del blitz girati dalle telecamere di sorveglianza e rilanciando un post in cui definisce il Bureau "fascista", "un'agenzia governativa usata come arma contro i cittadini americani".

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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