Dem snobbano il Terzo polo: “La sfida è con Meloni”

Il Segretario del Partito Democratico (PD) Enrico Letta durante la conferenza stampa.
Il Segretario del Partito Democratico (PD) Enrico Letta durante la conferenza stampa. (ANSA)

ROMA. – L’accordo fra Carlo Calenda e Matteo Renzi non cambia l’impronta della campagna elettorale Pd: il voto sarà polarizzato, quindi l’avversario resta Giorgia Meloni. La sintesi è contenuta nelle parole del coordinatore dei sindaci Pd, Matteo Ricci, l’unico dem che commenta la novità al centro: “Non c’è spazio per terzi o quarti poli. Quelle di settembre saranno elezioni politiche spartiacque. O si sta con i democratici e progressisti o con le destre sovraniste. Gli italiani faranno il voto utile”.

Un ragionamento che vale per la lista di Azione e Iv, ma anche per il M5s. Il refrain è: un voto a loro è un voto a Meloni. L’obiettivo del Nazareno è mettere presto i motori a regime. Entro Ferragosto – quindi una settimana prima della scadenza – dovrebbero essere chiusi gli elenchi dei candidati.

Intanto c’è il simbolo della lista Democratici e Progressisti, quella del Pd che ospita Articolo Uno, Psi, Demos. E infatti, alla presentazione, con Enrico Letta c’erano anche Roberto Speranza e la vicepresidente dell’Emilia Romagna, Elly Schlein, interprete nella campagna partecipativa delle Agorà dem. Il logo è il simbolo del Pd, con il ramoscello d’ulivo, e sotto una parte con sfondo rosso e la scritta: Italia democratica e progressista.

“Insieme possiamo raggiungere l’obiettivo di essere il 25 settembre la prima lista nel Paese”, ha detto Letta, che poi si è spinto più in là: “In queste elezioni, così come nella vita, noi crediamo che nessun destino sia già scritto”, perché “questa destra può essere battuta solo dalla lista dei democratici e dei progressisti”. Certo, lo strappo di Calenda peserà eccome sugli uninominali, ma la speranza del Pd è che la capacità del terzo polo di grattare i voti a sinistra non sia incisiva.

“La ‘prateria’ al centro di cui da tempo parla Matteo Renzi non esiste, lo vedremo alle urne”, avverte un deputato. Secondo i dem, lo strappo di Calenda dal Pd non sarà indolore per il Terzo polo. “Calenda si è bruciato una chance che non torna più indietro – ragionava Enrico Borghi, della segreteria Pd, alla vigilia dell’accordo fra Iv e Azione – Nel quadro di una coalizione improntata alla responsabilità, alla serietà e alla stabilità, poteva essere il soggetto che parlava ai ceti moderati. Ma i ceti moderati e i mondi produttivi, le partite iva non vogliono gli sfasciacarrozze”.

In ambienti dem, i commenti sono al vetriolo: l’accordo Iv-Azione fa comodo soprattutto a Renzi per i seggi – è il ragionamento, che poi viene allungato con una dose di veleno – e quelli si portano dietro anche l’immunità parlamentare.

Continua il lavoro di limatura di liste e programma. E’ il momento difficile della scelta della squadra. Al Nazareno si sono fatti sentire anche i giovani del partito, con un appello che ha raccolto mille firme: “I Giovani Democratici – c’è scritto – hanno il diritto e il dovere di esigere spazio, ottenendo candidature eleggibili”. Anche se, fanno notare nel Pd, fra i candidati c’è un’espressione proprio dei Giovani democratici, Caterina Cerroni.

Sui temi della campagna, i punti sono riassunti in una risposta al leader della Lega Matteo Salvini che, in un tweet ha, ironizzato: “Il programma del Pd? Una serie di linee vuote e alla fine una sintesi: Sennò vince la destra”. “Battere le destre – è la replica Pd – è solo uno dei punti” del programma. Segue un lungo elenco degli altri, fra cui: un mese di stipendio in più all’anno, parità salariale tra uomini e donne, salario minimo obbligatorio, aumento dello stipendio per gli insegnanti, 45 mila medici di famiglia in più, 500.000 nuovi alloggi popolari in 10 anni, avanti sui diritti civili come Ddl Zan e ius scholae.

(di Giampaolo Grassi/ANSA)

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