VENEZIA. – Assediata in certi giorni da 100mila turisti. Abitata però da meno di 50mila persone. E’ la faccia ‘oscura’ di Venezia, capitale mondiale del turismo ma con un numero di residenti pari a quelli di un grosso paese di provincia: meno di 50mila. Da ieri i ‘veneziani’ che vivono nel centro storico (compresa la Giudecca) sono 49.997.
E’ il conteggio aggiornato dell’ufficio statistica del Comune. Più che altro, il crollo di una soglia ‘psicologica’, perché lo spopolamento è da mezzo secolo nella lista nera della città sulla laguna. Nel maggio scorso le calli erano state tappezzate di manifesti con impressa la cifra ‘49.999’, presagio di ciò che stava per accadere. Ma nel novembre 2009 era andato in scena addirittura il “funerale” di Venezia, quando si scoprì che gli iscritti all’anagrafe erano inferiori ai 60mila. Nel 2016 (quando divennero meno di 55mila) ci fu il corteo dei veneziani con la valigia in mano, sotto lo slogan #venexodus’.
La giunta guidata da Luigi Brugnaro non è rimasta inerme in questi ultimi anni, e molte scelte sulla città antica sono state indirizzate verso il contrasto dello spopolamento. Tra queste, il recupero di tutti gli alloggi di proprietà del Comune finiti a bando, per favorire le giovani coppie con bambini; la battaglia contro i B&b abusivi e le forme irregolari di affitto turistico, che impoveriscono il tessuto sociale. Ma l’esodo non si è fermato.
Non è solo questione di attrattività del centro lagunare, dei costi delle case, dei trasporti, o del deserto dei negozi di vicinato. Venezia ha sempre più anziani. Il saldo tra decessi e nuovi nati è negativo da anni. Il conta-residenti ha resistito fino a lunedì, 50.011, poi ieri è andato sotto: 49.997. Per tornare a oltre 60mila, bisogna risalire al 2002, 64.000 iscritti all’anagrafe; nel 2012 si era già scesi a 58.200. L’ultima volta che Venezia ha avuto 100.000 abitanti è stato nel 1977.
Eppure Venezia, città all’avanguardia nell’impiego di tecnologie ecosostenibili, come l’elettrico e l’idrogeno, è strutturata come una città che funziona per 70-80 mila ‘residenti equivalenti’: si tratta delle 20-30mila persone – secondo alcune stime anche di più – che ogni giorno lavorano e studiano nella città insulare, cosiddetti ‘domiciliati’, che alla sera tornano a dormire in terraferma.
“Venezia sotto i 50mila abitanti – afferma Matteo Sechi, presidente di Venessia.com, piattaforma online che si batte per la residenzialità nella città lagunare – significa che non è più una città; diventa un paese, una cittadina”. Sechi ricorda che lo spopolamento “è un fenomeno che dura dagli anni ’50. All’inizio – spiega – era un fenomeno legato alla ricerca della ‘modernità’ da parte degli abitanti. Poi è arrivata l’acqua alta nel ’66, che ha aggravato l’esodo. Infine negli ultimi decenni il colpo di grazia con il turismo di massa, che ha spinto ulteriormente questa discesa inesorabile”.