Elezioni: il Pd archivia lo strappo di Calenda. Sprint su liste e programma

Luigi Di Maio, Enrico Letta e Bruno Tabacci nel corso di una conferenza stampa presso la sede del Partito Democratico al termine di un incontro congiunto. Roma,
Luigi Di Maio, Enrico Letta e Bruno Tabacci nel corso di una conferenza stampa presso la sede del Partito Democratico al termine di un incontro congiunto. Roma, 6 agosto 2022. ANSA/CLAUDIO PERI

ROMA. – Archiviata a fatica la pratica delle alleanze, al Nazareno il lavoro è concentrato sulle liste e sul programma. L’obiettivo è mettere da parte le polemiche con Carlo Calenda e puntare sulla campagna elettorale. Il lavoro di stesura dei nomi e dei temi si dovrà chiudere entro questo fine settimana: per sabato e domenica è in programma la direzione.

“Dobbiamo parlare al Paese e del Paese – dice il segretario Enrico Letta – per derubricare in fretta lo strappo di domenica scorsa e recuperare il tempo perduto dietro ai cortocircuiti emotivi del leader di Azione”. Sul terzo polo i giudizi sono tranchant: “Per stile, rispetto della parola data e serietà – dicono al Nazareno – Renzi e Calenda sono quanto di più lontano da Draghi, che pure invocano come loro punto di riferimento”.

Il costruendo patto Azione e Iv potrebbe non pesare troppo – è la riflessione di qualche parlamentare – perché il pronostico del campo progressista è che possa erodere voti più a destra che a sinistra: “Quando si afferma né di destra né di sinistra – dicono al Nazareno – si sposa la retorica più populista e comunque l’approdo è sempre e inevitabilmente a destra”.

Sulle liste, al Nazareno si lavora a un rinnovamento della classe dirigente che guardi a donne – come la vicepresidente dell’Emilia Romagna Elly Schlein e l’ex segretaria della Cisl Annamaria Furlan – e ai giovani radicati sul territorio. Si fanno i nomi del segretario provinciale di Napoli Marco Sarracino, della segreteria di Milano Silvia Roggiani, del segretario regionale in Calabria Nicola Irto. Si guarda al mondo dell’accademia e all’universo femminista.

Il programma avrà come temi lavoro, casa, scuola, “questioni vicine ai bisogni delle persone”, spiegano dal Nazareno. Dopo l’addio di Carlo Calenda, ci sono da rimodulare le percentuali dei seggi fra Pd, Si-Verdi, Più Europa e Impegno civico. Ma non sono previste particolari difficoltà: “Senza le intemperanze di Calenda – è la battuta che circola – ci si intende in due minuti”.

L’uscita di Azione ha rimesso in campo la possibilità di candidare negli uninominali i leader delle forze della coalizione. Potrebbe essere così per Luigi Di Maio, magari in un collegio in Campania. E anche per i vertici di Più Europa che, come Impegno civico, rischia di non superare la soglia del 3%. Il tempo stringe. “L’esito del voto non è scontato, i pronostici si possono ribaltare”, è il refrain. E c’è l’impegno a correre per puntare ad essere il primo partito.

Sullo sfondo, i rapporti con gli ex alleati del M5s. La rottura è netta e non si torna indietro. Le alleanze sono definite e non si cambiano. Nella coalizione guidata dal Pd, però, c’è chi medita una tregua, seppur armata. Il ragionamento di base è: l’avversario comune è la destra. In questa ottica, per M5s e Pd “le elezioni politiche possono essere fatte su binari paralleli”, ha detto al Corriere della Sera il responsabile enti locali del Nazareno, Francesco Boccia.

Dall’area sinistra della coalizione è arrivata una spinta anche più forte: il segretario di Si, Nicola Fratoianni, ha ribadito una posizione che porta avanti da sempre: “Per il M5s le porte restano aperte”. Lo scenario è quello del dopo-voto: perché adesso – ripete Letta – la sfida è fra il campo del Pd e Meloni, non ci sono vie di mezzo. E quindi, spiegano i dem ragionando sul ‘voto utile’, tregua o non tregua, nelle urne “un voto a Conte è un voto alla Meloni”.

(di Giampaolo Grassi/ANSA)

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