La tregua tra Gaza e Israele regge, prove di normalità

Distruzione a Gaza dopo i bombardamenti israeliani

TEL AVIV.  – Valichi aperti, restrizioni rimosse, armi silenti: a Gaza e in Israele la vita ha ripreso la sua routine grazie al cessate il fuoco, che regge da ieri será dopo un incerto avvio.

La comunità internazionale – Usa, Russia e Onu in testa – plaude alla pace ritrovata anche grazie alla mediazione egiziana. Ma il confine con Gaza – hanno avvertito analisti e commentatori israeliani pur riconoscendo che la mancata discesa in campo di Hamas ha favorito la situazione – resta instabile.

Ora si fanno i conti. Il bilancio dei morti nella Striscia con gli attacchi israeliani è arrivato, secondo gli ultimi dati palestinesi, a 45, tra cui 15 bambini e minorenni e 2 donne; i feriti assommano a oltre 300. Ma sulle circostanze di queste uccisioni Israele ha fortemente obiettato fornendo video e foto. Come nel caso sanguinoso di Jabalya (almeno 5 morti, minori compresi), dove l’esercito ha mostrato immagini della ricaduta di un razzo difettoso della stessa Jihad.

</div
Lo stesso, e per i medesimi motivi, è avvenuto per le 8 morti di ieri in due zone diverse di Gaza, prima della tregua. Per l'esercito israeliano sono stati in tutto 15 i civili della Striscia uccisi in realtà dalle esplosioni di razzi difettosi della Jihad islamica. La Ue, che ha accolto con favore la tregua, ha deplorato la perdita di vite civili a Gaza ed ha chiesto "un'indagine tempestiva e approfondita". La fazione islamica ha ammesso di aver perduto nei combattimenti 12 dirigenti della sua ala militare, le Brigate al-Quds, compresi i 2 responsabili della zona sud, Khaled Mansour, e nord, Tayassir Jaabari.

Resta un dato di fatto che nella enclave palestinese la situazione umanitaria, già precaria, sia stata ulteriormente aggravata dai 3 giorni di guerra. La centrale elettrica, fermatasi durante i combattimenti, ha ripreso a funzionare grazie ai rifornimenti di gasolio entrati dal valico israeliano di Kerem Shalom; in tempo per evitare il collasso degli ospedali.

In Israele, il sistema di difesa antimissili Iron Dome ha impedito vittime con una percentuale di intercettamento del 96-97%, maggiore di quella delle altre guerre. Circa 20 i feriti, infortunatosi per lo più correndo nei rifugi. Sullo stato ebraico da Gaza in totale si è rovesciata una pioggia di 1100 (900 quelli passati) tra colpi di mortaio e razzi: da Gerusalemme, a Tel Aviv, a Beersheva e soprattutto nella fascia a ridosso della Striscia, visitata in giornata dal presidente Isaac Herzog.

Il premier Yair Lapid – a cui gli analisti hanno riconosciuto nella gestione della crisi di aver guadagnato punti in vista elezioni politiche del 1 novembre – ha ribadito che "gli obiettivi" dell'operazione 'Breaking Dawn' "sono stati raggiunti" e il deterrente israeliano recuperato. Poi – dopo aver sottolineato lo "sforzo particolare" per non colpire persone non coinvolte" nei combattimenti" – ha invitato i palestinesi a imboccare la "strada diversa" degli Accordi di Abramo.

Israele ha però precisato di non essersi impegnato in alcun modo nella liberazione di 2 leader della Jihad in carcere in Israele, così come fatto trapelare dalla fazione di Gaza per accettare il cessate il fuoco. Si tratta di Khalil al-Awawda – attualmente in sciopero della fame in carcere dove si trova in detenzione amministrativa – e Bassam al-Saadi, leader della Jihad in Cisgiordania arrestato la settimana scorsa a Jenin. Vicenda questa che ha dato il via – sviluppo inatteso da Israele, secondo alcuni commentatori – al conflitto. Questa fase della battaglia appare dunque finita ma non sono in pochi a ritenere che sia stato solo un altro round.

(di Massimo Lomonaco/ANSA).

Lascia un commento