Rifiuti non riciclabili risorsa per indipendenza energia

Un autoarticolato colmo di materiali ferrosi
Un autoarticolato colmo di materiali ferrosi. (ANSA/Comune Casavatore)

ROMA.  – Energia dai rifiuti non riciclabili. In tempi di crisi di materie prime, gas innanzitutto, e di transizione ecologica, si rafforza la scelta di trasformare il cosiddetto “secco” in un “un contributo all’indipendenza energetica del Paese” e un taglio alle emissioni di Co2. Dunque rifiuti come risorsa.

“Se debitamente trattati, è possibile ricavare i Combustibili Solidi Secondari (Css), utilizzabili nelle cementerie italiane in parziale sostituzione di quelli di origine petrolifera” e in grado di garantire “minori emissioni complessive e un contributo alla gestione dei rifiuti” afferma Federbeton Confindustria, la federazione delle associazioni del cemento, del calcestruzzo, di componenti per le costruzioni.

E dai rifiuti Maire Tecnimont (attraverso la controllata MyRechemical) costruirà a Empoli (Firenze) un impianto che una volta autorizzato processerà 256mila tonnellate all’anno di ‘secco’ e produrrà 125mila tonnellate di metanolo (per la mobilità sostenibile o come materia prima seconda nell’industria chimica e manifatturiera) e 1.400 tonnellate di idrogeno (per sostituire il metano nei processi di produzione del vetro e per decarbonizzare le industrie energivore e hard-to-abate). La commessa arriva da Alia Servizi Ambientali.
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“A Kilometro Zero, disponibili in abbondanza tanto da doverli esportare, bruciare negli inceneritori o inviare in discarica, i rifiuti non riciclabili sono una risorsa preziosa, un tassello importante nella strada per l’indipendenza energetica del Paese” assicura Federbeton. I rifiuti inviati all’estero, con “ulteriori costi da parte dei cittadini”, “vengono impiegati in modo sicuro e controllato per produrre energia per l’industria.

L’utilizzo di Css anche in Italia permetterebbe di ridurre le emissioni generate da discariche e inceneritori e di abbattere drasticamente i costi, ambientali e economici, legati all’importazione dei combustibili di origine petrolifera” osserva la Federazione.

“In un momento in cui prende piede l’idea di un ritorno al carbone – commenta Roberto Callieri, presidente di Federbeton – i Css costituiscono una soluzione valida in termini di sostenibilità (economica e ambientale), già ampiamente utilizzata in tutta Europa e pronta a essere implementata anche in Italia in cicli produttivi come quello del cemento: mentre i paesi europei più avanzati arrivano a oltre il 60%, a volte anche all’80%, in Italia la sostituzione dei prodotti petroliferi tramite Css è limitata a circa il 21%.

Secondo la stima elaborata dal Laboratorio Ref Ricerche, un tasso di sostituzione del 66% in Italia porterebbe al taglio di 6,8 milioni di tonnellate di Co2”.

(di Stefania De Francesco/ANSA).

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