Pelosi lascia Taiwan. Lavrov: “Sfrontati come in Ucraina”

Parata militare in Cina. (ANSA)

PECHINO.  – A visita della presidente della Camera americana Nancy Pelosi ultimata e a poche ore della rassicurazione che “l’America è con Taiwan”, l’Esercito popolare di liberazione (Pla) ha inviato 27 aerei militari nello spazio di difesa di Taipei, di cui 22 spintisi fino a superare la línea mediana informale che divide le acque dello Stretto di Taiwan.

Un segnale chiaro su quelle che è destinata a essere la postura di Pechino con risposte forti su più fronti: diplomatico, economico e militare. Da giovedì a domenica, il piano di esercitazioni con le sei grandi aree marittime off-limits a circondare l’isola con attività navali, aeree, di tiro con l’artiglieria a lungo raggio e di missili, simuleranno di fatto un blocco militare.

“Gli Stati Uniti sono il provocatore e la Cina è la vittima  la parte americana ha collaborato con Taiwan e ha fatto provocazioni per prima, mentre la Cina è stata costretta ad agire per legittima difesa”, ha scritto su Twitter in serata la portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying sulle ultimissime mosse adottate dalla Repubblica popolare contro la “grave provocazione politica” delle quasi 20 ore spese sull’isola dalla speaker a sostegno della democrazia di Taipei.

La sua è stata una lettura che aveva già raccolto il sostegno internazionale tra i partner tradizionalmente più vicini alla leadership comunista. Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha affermato che la visita di Pelosi è derivata dal desiderio di Washington di dimostrare la propria impunità e illegalità. “Non posso dire quale sia stata la motivazione degli americani, ma non ci sono dubbi che rifletta la stessa linea di cui stiamo parlando per quanto riguarda la situazione in Ucraina”, ha affermato dopo l’incontro con il suo omologo in Birmania, in cui ha espresso sostegno al lavoro di stabilizzazione della giunta militare. Gli americani, ha rincarato, “intendono dire: ‘Faccio quello che voglio’, è più o meno così”.

Nell’elenco di supporto alla narrativa cinese, i media ufficiali hanno annoverato almeno una dozzina di Paesi, tra cui, oltre alla Russia, la Corea del Nord, l’Iran e il Pakistan: tutti uniti, ha scritto il tabloid nazionalista Global Times, “a riaffermare la loro adesione al principio della Unica Cina, e ad esprimere il malcontento per la visita di Pelosi all’isola di Taiwan”. La vicenda terrà banco alle riunioni dell’Asean in Cambogia con tutti i principali protagonisti attesi in settimana, da Lavrov al segretario di Stato aumericano Antony Blinken al ministro degli Esteri cinese Waang Yi.

La mossa della paladina democratica dei diritti umani ha messo in imbarazzo il presidente Xi Jinping alle prese con la necessità di trovare una reazione che non porti a uno scontro con gli Stati Uniti a dispetto di tutte le esercitazioni, gli avvertimenti, le minacce e la propaganda militaristica. Pelosi, in tarda mattinata, tra l’incontro e la conferenza stampa congiunta con la presidente Tsai Ing-wen, ha assicurato che Stati Uniti “non abbandoneranno il proprio impegno nei confronti di Taiwan. “Veniamo in amicizia” nell’isola, “veniamo in pace nella regione”, ha detto.

Due donne, una con tailleur pantalone bianco e l’altra con tailleur pantalone grigio e nero (chiamate sui social in mandarino, rispettivamente ‘vecchia strega’ e ‘strega’), hanno sfoderata grinta a difesa dei valori della democrazia e della necessità di rafforzare i legami economici, con un accordo che potrebbe essere “imminente”. Pelosi ha ricordato la portata del CHIPS Act approvato dal Congresso che offrirà sussidi per oltre 52 miliardi di dollari per produrre microprocessori di cui Taiwan è leader, avendo poi avuro un incontro con i vertici del colosso mondiale Tsmc.

La speaker ha affrontato le minacce di Pechino, evitando di dire se gli Stati Uniti avrebbero offerto supporto militare a Taiwan: “Spero che la Cina capisca di non ostacolare le persone che visitano l’isola in segno di amicizia e sostegno. Il Congresso è impegnato per la sicurezza di Taiwan, in modo che sia in grado di difendersi nel modo più efficace”. Tsai, di rimando, ha affermato che di fronte alle minacce militari “deliberatamente accresciute, Taiwan non si tirerà indietro. Continueremo a mantenere la linea di difesa della democrazia”.

(di Antonio Fatiguso/ANSA).

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