Guasti, incidenti, errori: in casa Ferrari non si placa la polemica

In una foto d'archivio Charles Leclerc della Scuderia Ferrari festeggia la vittoria nel Gp d'Austria
Charles Leclerc della Scuderia Ferrari festeggia la vittoria nel Gp d'Austria. EPA/RONALD WITTEK

ROMA. – Se, nonostante l’avvio scintillante, anche la stagione 2022 si concluderà per la Ferrari come le 15 che l’hanno preceduta, ovvero fallendo la missione di riportare a Maranello il titolo piloti della Formula 1, sarà difficile darne la colpa (solo) alla F1-75. Perché la monoposto affidata a Charles Leclerc e Carlos Sainz – contrariamente a certe Rosse sfornate negli ultimi anni – è veloce e non meno affidabile di quelle a disposizione della concorrenza.

Gli errori (e le “responsabilità”, delle quali ha parlato il presidente della Lombardia Fontana) vanno cercati soprattutto altrove, come indicano le ricorrenti ironie sui social, frutto della delusione dei tifosi. Dicono di più le risatine tra Hamilton e Russell, in un breve video di Espn, quando, rivedendo la gara ungherese il primo commenta: “Hanno montato le dure?!”. “Si’, la strategia in gara ha un’enorme importanza, se vuoi lottare per un campionato – ha poi detto, ad Autsport, Verstappen – Non puoi permetterti errori. In Ungheria la nostra stratega, Hannah Schmitz, ha mantenuto una calma da pazzi…”.

E a Maranello saranno fischiate le orecchie. Anche se Iñaki Rueda, ingegnere spagnolo a capo della strategia della Rossa, non è tornato a spiegare le scelte come fece dopo Montecarlo, quando in un video parlò di “due errori”. Quando mancano nove gran premi ed il vantaggio di Max Verstappen su Leclerc è salito ad 80 punti – grazie alla concomitanza tra la super-vittoria dell’olandese in Ungheria e l’ennesima deludente prova del ferrarista, primo finché un cambio gomme sbagliato non lo ha relegato al sesto posto -, approfittando della pausa si possono ricordare gli episodi che stanno frustrando la stagione Ferrari.

“Se a fine anno perdiamo il titolo per 32 punti, sarà soltanto colpa mia”: così Leclerc si è scusato dopo l’incidente che lo ha messo fuori gioco a Le Castellet, quando è andato a muro mentre era in testa. Pur se il conteggio è empirico, fanno 8 punti invece di 25. Quello in Francia, inoltre, è stato il terzo GP chiuso a ‘0’ da Leclerc. Il primo a Barcellona, dopo un fine settimana perfetto, coronato con la pole. Anche in gara la sua Rossa vola, finché la power unit lo abbandona.

Il secondo in Azerbaijan. Leclerc è in testa ma al 20° giro, mentre ha 12″ di vantaggio su Verstappen, il motore lo lascia di nuovo a piedi. In Canada la Ferrari è costretta così a schierare un Charles penalizzato. Lui dal fondo recupera fino alla quinta posizione, ma Verstappen vince e sono 15 i punti persi nella corsa iridata.

In precedenza era successo anche di peggio. A Montecarlo la F1-75 è la più veloce, in qualifica arriva l’uno-due delle Rosse ma i pasticci del box nella fase più delicata, quella dei pit stop, rovinano la festa. Sainz sale sul podio, Leclerc è quarto. Verstappen, terzo, gli sfila altri punti. E’ il punto di massima tensione tra Leclerc e il team, poi risolta da una cena faccia a faccia con Binotto.

In principio c’era stato il testacoda di Imola. Dopo il secondo posto nella Sprint Race, Leclerc insegue Max anche in gara, ma a nove giri dalla fine, nel tentativo di sorpassare Perez sbatte contro il muretto ed è costretto al cambio dell’ala anteriore. Un errore che lo costringe al sesto posto quando avrebbe ottenuto il terzo. “Abbiamo perso sette punti potenziali” si rammarica alla fine.

A Silverstone è ancora la confusa gestione dal muretto a danneggiare Leclerc, rovinando in parte la gioia per il primo successo in F1 di Sainz. Nel momento chiave della safety car, si decide di tenere fuori il monegasco, che in quel momento è primo e lotta per il titolo, e di fermare Sainz per montargli gomme fresche. Risultato, il numero 16 chiude quarto e strappa pochi punti a Verstappen, settimo.

Ora il Mondiale va in pausa estiva, per riprendere nel rush Belgio-Olanda-Monza tra fine agosto e 11 settembre. E se c’e’ qualcosa cui metter mano, a Maranello, non è certo il motore.

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