Nel 2021 gli italiani hanno speso nove miliardi in farmaci

Persone con i volti coperti da mascherine sanitarie attendono in coda il proprio turno davanti a una farmacia a Cinisello Balsamo
Persone con i volti coperti da mascherine sanitarie attendono in coda il proprio turno davanti a una farmacia a Cinisello Balsamo. 8 aprile 2020. Ansa/Sergio Pontoriero

ROMA. – In media, lo scorso anno, ogni cittadino ha assunto quasi 2 dosi (1,8 ) di farmaci al giorno che ha portato gli italaini a spendere complessivamente nel 2021 circa 9 miliardi. Crescono le prescrizioni di antidepressivi, che vedono un aumento del 2,4%. Mentre nel 2021 la spesa per farmaci e vaccini per il Covid è stata di 2,3 miliardi. E’ il quadro che emerge dal Rapporto OsMed “L’Uso dei Farmaci in Italia”.

“Una spesa privata che andrebbe ridotta, in quanto fonte spesso di spesa impropria o, in alcuni casi, inutile”, commenta il direttore generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) Nicola Magrini. “La spesa farmaceutica, sia pubblica che privata, nel 2021 è stata di 32,2 miliardi (+3,5% rispetto al 2020), di cui il 69% è rimborsata dal Servizio Sanitario Nazionale. L’87% dei consumi – spiega Francesco Trotta, dirigente Economia del Farmaco di Aifa – è sul territorio, dove si trattano soprattutto patologie croniche ma con una spesa minore (pari al 41% del totale)”.

Viceversa in ospedale, dove si trattano patologie acute o complesse, si consumano meno farmaci (13%), ma la spesa è maggiore (59%). Sei cittadini su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione, ma quelli con più di 64 anni assorbono il 70% della spesa. I consumi sono stabili per tutti i medicinali per le malattie croniche “sintomo del fatto che il sistema ha retto alla pandemia e non c’è stata riduzione di trattamento”, commenta Roberto Da Cas, farmacoepidemiologo dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss). Calano del 5,6% i consumi di antibiotici rispetto al 2020.

Quanto ai farmaci per i diabete, ha spiegato Da Cas, “il trend è stabile negli ultimi 8 anni e la metformina resta il farmaco più utilizzato. Le regioni del sud consumano il doppio di antidiabetici rispetto al nord”. Il 2021 vede poi un aumento del 13% dei farmaci contro l’emicrania cronica “dopo l’introduzione degli anticorpi monoclonali”. Inoltre, trainata dalla pandemia, “è aumentata la prescrizione di sedativi e antidepressivi”, sottolinea Magrini.

La Toscana è la regione dove se ne fa maggior uso, con 66 dosi ogni mille abitanti al giorno, a fronte delle 35 della Campania. Ma non sempre sono prescritti dove c’è indicazione all’utilizzo. Per questo, precisa Magrini, “si istituirà un tavolo con il Ministero della Salute per la prescrizione ottimale di farmaci psichiatrici e per il loro migliore utilizzo”.

Quanto alla spesa per il Covid-19, cala del 67% quella per l’antibiotico azitromicina ed è “trascurabile quella per idrossiclorochina”, in seguito alle indicazioni emerse dalle evidenze, mentre aumenta quella per il primo antivirale autorizzato, il remdesivir, che nel 2021 “rappresenta il 22% della spesa pro capite dei farmaci per Covid, con un aumento rispetto al 2020 del 157,9%”. Anche in pandemia, i farmaci per il cuore restano i più utilizzati e aumentano i consumi di quelli contro l’acidità di stomaco.

Torna a salire nel 2021 la spesa per la vitamina D, troppo prescritta in passato per proteggere le ossa. Da marzo è tornata a superare i 25 milioni al mese per la prima volta dopo la Nota dell’Aifa che incentivava una prescrizione più appropriata. La Nota precisa Magrini, “che ha avuto un effetto molto positivo, con il risparmio di diverse decine di milioni l’anno”. Ma “vi sono alcune regioni più virtuose nell’averla adottata e altre meno. Serve lavorare a campagne di sensibilizzazione”.

E se per Raffaele Donini, coordinatore degli assessori regionali alla Sanità, la spesa per farmaci ha ampi spazi di miglioramento e chiede che venga dato mandato ad Aifa per la revisione del prontuario, il neo presidente di Farmindustria Marcello Cattani sottolinea che la spesa è sotto controllo e i prezzi medi dei farmaci per l’assistenza territoriale e ospedaliera, sono più bassi della media di altri Paesi europei.

(di Livia Parisi/ANSA)

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