Apre coordinamento a Istanbul, al via export grano

Un agricoltore ucraino con il suo trattore vicino a Lviv, Ucraina.
Un agricoltore ucraino con il suo trattore vicino a Lviv, Ucraina. EPA/MYKOLA TYS

ISTANBUL.  – L’esportazione del grano dall’Ucraina passa da Istanbul, dal centro di coordinamento aperto ufficialmente oggi, dove verranno tracciati tutti i movimenti delle imbarcazioni che partiranno da Odessa, Chornomorsk e Yuhzny per sbloccare una situazione che rischiava di innescare una crisi alimentare globale.

Navi che dovrebbero iniziare la loro spola a stretto giro: “Stiamo preparando la partenza della prima”, ha confermato il ministro della Difesa di Erdogan, Hulusi Akar, che ha tagliato il nastro del centro in una sala dove oltre ai rappresentanti dell’Onu sedevano anche le delegazioni di Mosca e Kiev. Tutti protagonisti dell’accordo per i corridoi del grano raggiunto la settimana scorsa.

Akar ha ringraziato in russo, ucraino, turco e inglese chiudendo il discorso inaugurale: “Garantire il trasporto sicuro via mare del grano e di prodotti alimentari simili che saranno esportati” sarà la funzione principale del centro, la cui sede si trova   presso l’Università della Difesa di Istanbul, che monitorerà le spedizione da Odessa, Chornomorsk e Yuhzny, i tre porti ucraini al centro dell’accordo con della settimana scorsa tra Russia, Ucraina, Turchia e Onu. Un’intesa che mira a sbloccare 25 milioni di tonnellate di cereali ferme da mesi in Ucraina e che rischiano di marcire.

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L’accordo – è stato ricordato – sarà in vigore per 120 giorni, potrà essere rinnovato:   ci saranno squadre congiunte per ispezionare le imbarcazioni e garantire che non trasportino armi, come aveva esplicitamente chiesto Mosca. “Non ci sarà presenza militare sul campo” ha detto Akar facendo sapere che per ora non saranno necessarie operazioni di sminamento.

I rappresentanti di Turchia, Russia, Ucraina e Onu che lavoreranno nel centro di coordinamento – cinque per delegazione, sia civili che militari – erano già seduti al tavolo quadrato della sala riunioni dove parlava Akar che, davanti a oltre un centinaio di reporter turchi e internazionali, ha sostanzialmente confermato, in un breve discorso, i punti dell’accordo per le esportazioni. Bandiere di Russia, Ucraina, Turchia e Onu in bella vista e alcune mappe nautiche del Mar Nero sui teleschermi, l’inaugurazione è stata di carattere essenzialmente cerimoniale e resta ancora da capire quando il primo carico di grano partirà precisamente.

Il ministro della Difesa turco ha assicurato che la preparazione è iniziata e l’imbarcazione partirà presto mentre Ibrahim Kalin, portavoce del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, si è mostrato più prudente sui tempi, ipotizzando che potrebbero essere necessarie due settimane per vedere le prime navi muoversi in mare. Non è quindi certo che le esportazioni saranno già riprese quando venerdì prossimo Erdogan volerà a Sochi per incontrare il presidente russo Vladimir Putin.

E mentre oggi andava in scena la cerimonia sul Bosforo, Mosca ha già minacciato di ritirarsi dall’accordo “se gli ostacoli alle esportazioni agricole della Russia non saranno prontamente rimossi”, come affermato dal viceministro degli Esteri russo Andrei Rudenko. Per il momento, la Turchia continua comunque a rafforzare la sua posizione internazionale come mediatrice tra i due fronti. Il delegato dell’Onu Frederick Kenney, presente all’inaugurazione, ha definito l’accordo sul grano “storico” e ha detto che “le Nazioni Unite sono grate al governo della Turchia per avere istituito questo centro in tempi rapidi”.

Erdogan, presente la scorsa settimana alla firma del patto accanto al Segretario Generale dell’Onu Antonio Guterres, da mesi incassa il plauso del mondo Occidentale per la mediazione nel conflitto mentre, al contempo, continua a minacciare di attaccare le forze curde nel nord della Siria e detta a Svezia e Finlandia le condizioni per potere entrare nella Nato. E anche oggi Ankara ha minacciato di imporre un nuovo veto sull’entrata di Helsinki e Stoccolma se i Paesi scandinavi non prenderanno le distanze da gruppi ritenuti terroristi dalla Turchia.

(di Filippo Cicciù/ANSA).

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