Salari erosi dall’inflazione, il gap sale a 6 punti

Una manciata di banconote.

ROMA.  –    Brusco calo del potere d’acquisto mdei salari nei primi sei mesi dell’anno: gli stipendi orari aumentano in media tra gennaio e giugno dello 0,8% sullo stesso periodo del 2021 e il divario tra la dinamica della variazione dei prezzi e quella delle variazioni delle retribuzioni contrattuali –  sottolinea l’Istat – arriva a quasi sei punti percentuali.
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La difficile situazione economica si ripercuote sull'indice di fiducia dei consumatori che scende a luglio a quota 94,8, ai livelli più basso da maggio 2020. Scende anche l'indice composito del clima di fiducia delle imprese che passa da 113,4 a 110,8 a livello di maggio.

L'indice delle retribuzioni contrattuali orarie a giugno 2022 segna un aumento congiunturale dello 0,3% e un aumento tendenziale dell'1,0%.  L'indice delle retribuzioni per dipendente cresce dello 0,2% rispetto a maggio e dello 0,9% rispetto a giugno 2021. Nella media del semestre l'aumento nominale è dello 0,8% sia per le retribuzioni contrattuali sia per quello per dipendente. L'indice dell'aumento dei prezzi a giugno ha raggiunto l'8% mentre l'inflazione acquisita per il 2022 è del 6,4%.

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La perdita del potere d'acquisto dei salari è evidente e saranno i prossimi rinnovi contrattuali a dover eliminare il divario di crescita  delle retribuzioni nominali rispetto ai prezzi. Ma nel nostro Paese esiste anche un problema di rinnovi con 33 contratti scaduti per circa 6,4 milioni di dipendenti, il 51,6% del totale. In pratica lavora con il contratto scaduto il 37,2% dei lavoratori privati e il totale dei dipendenti pubblici.

Per la pubblica amministrazione è stato di recente rinnovato il contratto delle Funzioni centrali ma era relativo al 2019-21 quindi di fatto i dipendenti di quel settore hanno di nuovo il contratto scaduto. Il tempo medio di attesa di rinnovo per i lavoratori con contratto scaduto, tra giugno 2021 e giugno 2022, segnala l'Istat, è passato da 28,1 a 30,7 mesi, mentre per il totale dei dipendenti diminuisce lievemente (da 16,5 a 15,8 mesi).

Per quanto riguarda i consumatori tutte le componente dell'indice di fiducia sono in calo. In particolare, il clima economico e quello futuro segnano le diminuzioni più marcate scendendo, rispettivamente, da 93,9 a 84,9 e da 98,8 a 92,9; il clima personale e quello corrente flettono in misura più contenuta passando rispettivamente da 99,8 a 98,1 e il secondo da 97,9 a 96,1.

Guardando alla fiducia delle imprese si registra un calo complessivo medio ma questo è il risultato di una diminuzione nella manifattura (indice in calo da 109,5 a 106,7) e nei servizi di mercato (da da 109,0 a 104,1) . L'indice migliora invece nelle costruzioni (sale da 159,7 a 164,4) en el commercio al dettaglio (cresce da 107,2 a 108,1).

(di Alessia Tagliacozzo/ANSA).

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