Allarme Fitch e Moody’s: senza Draghi rischi credito

Il simbolo di Moods sulla facciata della torre, sede dell'istituzione.
Il simbolo di Moods sulla facciata della torre, sede dell'istituzione. (REUTERS/Mike Segar)

ROMA. – L’Italia è scossa dalle dimissioni di Mario Draghi e nella tensione dell’attesa per l’intervento di domani del premier alle Camere, a cui farà seguito il voto di fiducia, anche le agenzie di rating internazionale accendono un faro sulla crisi italiana.

Ma lo scossone all’esecutivo oltre a scatenare i molti appelli in Italia affinché Draghi resti al suo posto, preoccupa anche i rappresentanti delle istituzioni europee. La richiesta praticamente unanime alle forze politiche è che siano garantite stabilità e continuità di governo.

Tra i primi a lanciare oggi un caveat è Fitch, che avverte come senza Draghi il risanamento del bilancio italiano sarà difficile. Sulla stessa linea anche Moody’s secondo cui la crisi in atto pesa sulle prospettive del credito e sul piano di riforme dell’Italia oltre a mettere a rischio la manovra. E mentre professionisti e imprenditori lanciano un richiamo affinché si arrivi a fine legislatura, chiede continuità anche il commissario Ue al mercato interno Thierry Breton, e la commissaria Ue alla Coesione Elisa Ferreira ribadisce la propia fiducia piena nell’operato di Draghi e più i generale nella capacità dell’Italia di superare la crisi.

Secondo Fitch le dimissioni di Mario Draghi da premier dopo una spaccatura nel governo di unità nazionale annunciano una maggiore incertezza politica anche se venissero evitate le elezioni anticipate. “Le implicazioni di breve termine per la politica economica e di bilancio dipendono dagli esiti politici, ma è probabile che le riforme strutturali e il risanamento di bilancio diventino più impegnativi”, avvertono gli analisti dell’agenzia di rating.

Posizione, questa, che trova concorde anche Moody’s secondo cui l’esito del voto di fiducia di domani al Governo “è altamente incerto, ma i recenti eventi sono negativi per il credito e aumentano il rischio di elezioni anticipate”. E teme che se anche Draghi rimarrà premier, l’attuazione delle politiche sarà più difficile in vista delle elezioni ed “il governo potrebbe anche avere difficoltà a trovare un accordo sul bilancio 2023”, o sulle politiche per gestire i rischi legati alla dipendenza dell’Italia dal gas russo. E, inoltre, a centrare gli obiettivi per ottenere le diverse tranche di anticipi dei fondi del Pnrr.

Ma i primi segnali delle possibili difficoltà di realizzare le misure previste giungono dagli stessi membri dell’esecutivo: il ministro del Lavoro Andrea Orlando avverte ad esempio che la portata del prossimo decreto risentirà ovviamente del quadro politico.

Il sostegno a Draghi, d’altra parte, risulta abastanza unanime sia in casa sia oltre confine. La crisi di governo in Italia “non è una buona notizia, abbiamo grande rispetto per il lavoro eccezionale portato avanti dal presidente del Consiglio Mario Draghi” commenta Breton sottolineando che per gestire le crisi che stiamo attraversando e in particolare quella energetica, “serve continuità governativa e si spera che possa durare” anche perché ci aspettano momenti complicati e “dovremo mostrare molta unità e solidarietà”.

Anche Ferreira tiene a sottolineare come “non ci siano molte persone in Europa che abbiamo il prestigio e la capacità di Mario Draghi”. E fa quindi sapere di voler dare “un segno all’Italia della fiducia da parte dell’Europa” e si dice fiduciosa in particolare che il paese riuscirà a superare questa crisi, “senza sprecare questa opportunità meravigliosa di sfruttare le risorse messe a disposizione per risolvere tanti problemi.

L’Europa è con gli italiani” assicura la commissaria. In Italia intanto il principale quotidiano económico finanziario, il Sole 24Ore, si fa portavoce di un appello in prima pagina che porta la firma di 250tra industriali, professionisti, docenti universitari e altre personalità.

“In Parlamento si trovi la soluzione per arrivare alla fine della legislatura” si legge, “ci sono in questo momento le condizioni per una tempesta perfetta” con il debito pubblico, l’inflazione, il rischio recessione e la guerra in Ucraina. Anche alla luce del prossimo autunno che rischia di rivelarsi difficile, “non è il momento di lasciare il Paese senza guida e alle prese con una campagna elettorale straordinariamente divisiva”.

(di Angelica Folonari/ANSA).

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