Timori di crisi. Confcommercio: Pil meno 0,6% a luglio

Una giovane osserva un capo d'abbigliamento in un negozio con saldi.
Una giovane osserva un capo d'abbigliamento in un negozio con saldi. (ANSA)

ROMA.  – Confcommercio vede la crisi económica all’orizzonte e tra calo dei consumi, impennata dell’inflazione, la guerra in Ucraina che prosegue e la prossima stretta monetaria, calcola un Pil in calo dello 0,6% a luglio. E chiaramente le prospettive a breve non lasciano ben sperare.

L’incertezza frena i consumi, che è l’indicatore che più colpisce il commercio. E per questo lancia un l’appello a Mario Draghi a proseguire. “In questo contesto – sottolinea il presidente, Carlo Sangalli – la crisi politica rischia di ripercuotersi pesantemente su quella economica. Serve, invece, la guida di Draghi e un’azione di governo sempre più efficace per gestire al meglio le risorse del Pnrr, la legge di bilancio e le riforme strutturali che il Paese attende”.

Nelle proiezioni di Confcommercio si legge una “progressiva riduzione del Pil in termini congiunturali” e a luglio si stima un calo dello 0,6% su giugno e una crescita nulla nel confronto annuo”. Si mette così in risalto un ‘preoccupante clima di incertezza’ legato a molti fattori. E “non agevola le propensioni al consumo e all’investimento la crisi politica che stiamo vivendo nel momento in cui redigiamo questa nota”. A giugno, nonostante i saldi, l’indicatore dei consumi si ferma infatti a +0,7% su base annua.

Certo l’inflazione non aiuta: “Le tensioni sui prezzi non accennano ad attenuarsi. Sulla base delle nostre stime – afferma l’ufficio Studi di Confcommercio – a luglio si dovrebbe registrare, rispetto a giugno, un incremento dei prezzi al consumo dello 0,7%, con una variazione dell’8,2% su base annua”.

“Il perdurare di questa situazione, non potrà non influire sui comportamenti delle famiglie. L’espansione della quota destinata alle spese obbligate, in un contesto di stagnazione o riduzione del reddito disponibile, è destinata a riflettersi sulla domanda mdi quella parte dei consumi liberi che sono ben lontani dall’avere recuperato i livelli del 2019”.

E proprio i consumi mostrano segni di debolezza: “A giugno 2022 l’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) segnala un incremento su base annua dello 0,7%, in netto ridimensionamento rispetto alle variazioni registrate nei mesi precedenti. Questa evoluzione è anche la conseguenza fisiologica del ritorno a confronti con periodi in cui le condizioni di vita del Paese sono state meno emergenziali. Il contenuto incremento registrato dall’indicatore nell’ultimo mese è frutto esclusivamente del positivo recupero registrato dalla domanda per i servizi (+11,9%), a cui si è contrapposta una riduzione di quella relativa ai beni (-3,3%)”.

Per i beni la lettura non può che essere articolata. Per il settore dell’auto il dato dell’ultimo mese consolida una crisi che si protrae ormai da un anno per altri, come l’abbigliamento e le calzature e alcuni non durevoli per la casa, il calo dell’ultimo mese conferma le difficoltà che la domanda di questi beni incontra ancora.

Lievi segnali di ottimismo arrivano dai saldi. ” Se la stagione dei saldi appare moderatamente favorevole – afferma Confcommercio – per gli alimentari si sono consolidati i segnali di ridimensionamento della domanda; non si tratta più solo di una sostituzione a favore dei consumi fuori casa: è presente anche un effetto prezzo decisamente negativo”.

Un rapporto della Camera di Commercio di Milano segnala ad esempio una crescita delle imprese, del loro fatturato e dell’export che supera i livelli pre-covid. Ma questo non si traduce in una ripresa dell’occupazione, segnando una crescita dello 0,5%.

(di Francesco Carbone/ANSA).

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