Sale pressing su Draghi, ma mancano nuovi fatti politici

Il Presidente Sergio Mattarella con Mario Draghi, Presidente del Consiglio dei Ministri, in occasione dell'incontro in vista del Consiglio Europeo
Il Presidente Sergio Mattarella con Mario Draghi, Presidente del Consiglio dei Ministri, in occasione dell'incontro in vista del Consiglio Europeo. (Ufficio stampa Presidenza della Repubblica)

ALGERI. – Le “condizioni” per andare avanti continuano a non esserci. Ne restano convinti a Palazzo Chigi mentre al terzo giorno dall’inizio della crisi il barometro politico continua a inviare segnali contraddittori – i 5 Stelle in assemblea permanente mentre Forza Italia e la Lega che ribadiscono con forza lo stop all’esperienza coi grillini – e niente, almeno per ora, lascia intendere che ci siano spazi concreti per un cambio di posizione.

Se non ci saranno, insomma, cambiamenti “sostanziali”, se non ci sarà “un fatto politico”, è il ragionamento che circola, con un certo sconforto, anche tra gli stessi partiti, mercoledì Mario Draghi farà il suo discorso alle Camere per poi salire al Colle a rassegnare, in via definitiva, le sue dimissioni.

Certo, gli appelli che si moltiplicano, della società civile e ora anche dei sindaci, non passano inosservati. Così come il pressing dei partner internazionali che continua a essere serrato – dalle cancellerie europee gli avrebbe telefonato, tra i tanti, anche il premier olandese Mark Rutte, il falco che sbarra la strada alla proposta italiana di un tetto al prezzo del gas.

Tutti segnali “importanti”, ammettono nello staff del premier, che Draghi guarda anche colpito dai tanti attestati di stima e dalle richieste di rimanere dov’è, alla guida dell’Italia. Ma senza un segnale altrettanto forte dai partiti, di una volontà chiara di continuare a sostenere l’esecutivo con la stessa convinzione dei primi mesi dell’unità nazionale, non si potrebbe ricreare quell’agilità politica indispensabile per portare avanti l’azione di governo.

Il premier per qualche ora si allontana dalla Capitale per raggiungere la famiglia al mare. E osserva in rigoroso silenzio l’evoluzione del quadro, mentre prepara la missione che lo porterà, per un giorno solo, invece dei due in programma all’inizio, di nuovo in Algeria. Congelare le dimissioni è servito anche a garantire il pieno successo di un vertice che segna il rilancio definitivo e su tutti i fronti della cooperazione con il paese che più di tutti, e in pochissimi mesi, ha aiutato l’Italia a ridurre la dipendenza dal gas russo.

Il premier arriverà ad Algeri con l’intenzione di restare concentrato sulla missione: molti impegni istituzionali – dagli accordi da siglare con il presidente Tebboune e con i molti ministri al seguito – all’inaugurazione del business forum. Poi subito il rientro a Roma, dove si prenderà il tempo, spiegano i suoi collaboratori, di preparare le parole da pronunciare il giorno dopo in Parlamento.

I partiti sperano che almeno martedì sera si possa intuire lo spirito con cui i premier affronterà le Camere. Già la sola disponibilità a rimanere in Aula ad ascoltare il dibattito, si confrontano deputati e senatori, potrebbe aprire quello spiraglio che, sottotraccia, le forze politiche continuano ancora a cercare. Ma se le dichiarazioni restano quelle di queste ore, scuotono la testa a Palazzo Chigi, non ci sono e non ci possono essere margini per ricucire.Ed è possibile che le intenzioni definitive del premier saranno comunicate al Quirinale (con il quale in queste ore non ci sarebbero stati contatti) entro martedì sera.

(dell’inviata Silvia Gasparetto/ANSA)

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