M5s spinge per l’Aventino, un bivio difficile per Conte

Il presidente del Movimento 5 Stelle (M5S), Giuseppe Conte, durante una trasmissione di "Porta a Porta" e sullo sfondo il Presidente del Consiglio, Mario Draghi
Il presidente del Movimento 5 Stelle (M5S), Giuseppe Conte, durante una trasmissione di "Porta a Porta" e sullo sfondo il Presidente del Consiglio, Mario Draghi. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – Dopo la conferenza stampa di Mario Draghi Giuseppe Conte ha scelto il silenzio. Un atteggiamento che sembra quello di chi non vuole cedere alle lusinghe, di chi non considera gli annunci del premier risposte al M5s ma alle urgenze degli italiani poste dal M5s. La sua posizione, il leader del Movimento, la esporrà domani mattina alle 8.30 al Consiglio nazionale, chiamato a coadiuvarlo “nella definizione della linea politica”. Da lì si capirà come si comporterà il M5s giovedì in Senato sulla questione di fiducia posta dal governo sul dl aiuti.

Nel frattempo “vista la delicatezza del momento”, ogni “dichiarazione o posizione espressa da singoli membri del M5s è da intendersi come espressione di una opinione personale”, chiarisce una nota del Movimento. Come quella del sottosegretario Carlo Sibilia: “Da giorni ci definiscono irresponsabili perché chiediamo con forza il salario minimo. Oggi Draghi annuncia un provvedimento sul salario minimo. L’azione politica del M5S è seria ed efficace”.

Se c’è qualcuno che sale subito sul ‘carro’, non è Conte. È il bivio più complicato per la leadership dell’avvocato pugliese, di fronte a un momento spartiacque per la maggioranza, per l’esecutivo Draghi e anche per il suo partito, già messo alla prova dalla diaspora di Ipf.

Sono forti le pressioni che arrivano da fuori, e non meno quelle interne. Almeno una decina di senatori 5s sono pronti a uscire dall’Aula, a prescindere dall’indicazione dei vertici. Per quasi tutti gli altri sarebbe “una doccia fredda”, se la linea dovesse essere diversa da quella di un nuovo Aventino, dopo quello della Camera. Anche se in molti sarebbero comunque disposti a “turarsi il naso” fidandosi del leader davanti a una “spiegazione motivata” a favore della fiducia. Non è escluso un nuovo incontro fra l’ex premier e il suo successore.

Intanto, se quella di Palazzo Chigi è una mano tesa, non sembra fare breccia fra i parlamentari: lo scetticismo diffuso sulla capacità del premier di dare risposte al documento in 9 punti presentato settimana scorsa da Conte, non è stato mitigato dalla conferenza stampa dopo l’incontro con i sindacati. Perché – sono i ragionamenti ricorrenti – quello delineato da Draghi non è il salario minimo come lo aveva pensato il M5s, dietro la prospettiva di un “provvedimento corposo” entro luglio bisogna capire cosa c’è realmente. E, non ultimo, resta forte la convinzione che sia indispensabile uno scostamento di bilancio, ancora una volta definito “non necessario” dal presidente del Consiglio.

A sentire i discorsi e leggere i messaggi sui social, sono insomma decisamente barricaderi gli animi nel gruppo a Palazzo Madama, dove da settimane è forte il pressing dei parlamentari a fare un passo fuori da un esecutivo che “umilia il Movimento”, per dirla con un senatore “stufo e pronto ad andare a casa”.

I malumori vanno ben al di là del dl aiuti, provvedimento ormai blindato su cui il M5s è stato praticamente l’unico partito di maggioranza a presentare emendamenti “bandiera”, su superbonus e termovalorizzatore a Roma. Alcuni 5s ortodossi iniziano a guardare ad Alessandro Di Battista. I più irremovibili in mattinata hanno condiviso sui social l’editoriale di Marco Travaglio sul Fatto quotidiano, “I pistola scarichi”, sui “ricatti tentati da Draghi e dalle sue cheerleader per trattenere i 5Stelle”.

“L’unico vero motivo per trattenerci dentro è che fuori facciamo paura”, ha osservato ad esempio Marco Croatti. A chi li accusa di irresponsabilità, i grillini rispondono che comunque il governo avrebbe i numeri per andare avanti, e che a quel punto la responsabilità di farlo cadere sarebbe degli altri partiti. Tutti concetti destinati a emergere nella riunione dei senatori in programma domani sera, a cui potrebbe partecipare anche Conte. C’è chi ipotizza anche di consultare gli iscritti online, ma i tempi sono piuttosto stretti.

(di Paolo Cappelleri/ANSA)

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