Incendi Roma: al vaglio i reati ambientali, diossine in calo

Una veduta aerea della scena dell'incendio divampato a Centocelle, alla periferia di Roma, 10 luglio 2022.
Una veduta aerea della scena dell'incendio divampato a Centocelle, alla periferia di Roma, 10 luglio 2022. ANSA

ROMA. – Gli incendi che hanno sconvolto Roma nelle ultime settimane potrebbero avere causato danni anche di natura ambientale, con veleni dispersi nell’aria e poi ‘ripiovuti’ su una ampia fetta di territorio cittadino. C’è anche questo nelle ipotesi investigative al vaglio della Procura sta mettendo in fila i pezzi di puzzle complesso. Una attività resa più efficace dalla rete di coordinamento tra le forze dell’ordine riunitasi ieri in un vertice a piazzale Clodio.

Gli inquirenti acquisiranno i dati Arpa sulla qualità dell’aria e in particolare sul livello di diossina registrato negli ultimi giorni, soprattutto nell’area est interessata sabato da un maxirogo che ha coinvolto alcuni autodemolitori. Strutture per le quali Comune e Regione stanno cercando di trovare nuove localizzazioni.

Nel bollettino odierno i valori delle diossine nel quadrante est sono in netto calo rispetto alla prima rilevazione delle centraline ma ancora sopra i limiti. Numeri che fanno tirare un sospiro di sollievo ma che non escludono l’ipotesi di danni all’ambiente. Anche per questo i magistrati romani, che sui quattro vasti incendi dell’ultimo mese proseguiranno con indagini separate senza escludere il movente doloso, affideranno alla Forestale una serie di verifiche anche sui terreni interessati dai roghi.

I pm capitolini, nelle verifiche, intendono replicare il modello già adottato in Campania per il caso della “terra dei fuochi”. L’area dove si è sviluppato l’incendio di sabato in passato era stata occupata dal campo nomadi di Casilino 900, il più grande di Roma, chiuso nel febbraio del 2010. Negli anni comitati di quartiere, associazioni di residenti, hanno denunciato, a più riprese, che in quella zona sono stati interrati rifiuti pericolosi, compreso eternit. Veleni tossici che gli incendi potrebbero avere “risvegliato”.

Al vaglio dei magistrati, quindi, anche reati ambientali, compreso quello del disastro. Parallelamente all’attività istruttoria sui roghi, i pm coordineranno anche una serie di verifiche sulla gestione del verde e dei cumuli di rifiuti nei segmenti di territori interessati dalle fiamme. “In un periodo di siccità come questo, sterpaglie e immondizia rappresentano un rischio enorme in tema di incendi”, spiegano gli inquirenti.

E proprio in tema di carenza d’acqua oggi il gup di Civitavecchia ha mandato a processo per disastro ambientale i vertici di Acea in carica nel 2017 nell’ambito dell’indagine sull’abbassamento del livello del lago di Bracciano per i prelievi d’acqua. Incendio, infine, anche sull’isola d’Elba dove sono andati in fumo circa 7 ettari di bosco nella zona di Capo D’Arco.

Anche in questo caso si tratterebbe di una azione dolosa. Oggi sopralluogo della Forestale che ha avviato le indagini dopo aver già individuato il punto da dove sarebbero state appiccate le fiamme. Ora si tratta di individuare l’eventuale innesco ma sulla natura seriale e dolosa del rogo non ci sarebbero dubbi.

(di Marco Maffettone/ANSA)