MADRID — Una psichiatra, un rider, una giovane imprenditrice digitale, una professoressa universitaria, un lavoratore di Amazon, una migrante. Ma quasi nessun esponente di spicco dei partiti di sinistra. Perché per Yolanda Díaz, vicepremier e ministra del Lavoro, ‘Sumar’ è un “movimento cittadino”, nel quale non devono primeggiare le sigle politiche. E il suo primo obiettivo è dare vita a “un processo d’ascolto” in cui coinvolgere la “società civile” per arrivare a stilare un “nuovo contratto sociale”.
Alle 19.00 a Madrid c’erano ancora 33 gradi. Ma, pochi minuti dopo, la piazza principale del ‘Matadero’ si era già riempita di diverse centinaia di persone, tutte arrivate per assistere al debutto di ‘Sumar’, a cui seguirà un “tour di ascolto” del Paese nei prossimi mesi. Donne e uomini, giovani e anziani: era un pubblico trasversale quello affluito per il primo evento del nuovo movimento. In molti hanno atteso per oltre mezz’ora l’arrivo di Díaz, che, prima di intervenire sul palco, ha dato spazio ad altre persone. Secondo gli organizzatori, in tutto si sono congregate in piazza circa 5.000 persone.
“Proteggere” la sanità e l’educazione pubbliche, “lottare” contro la crisi climatica, dare risposte ai ritmi di lavoro “asfissianti” imposte da multinazionali che giganteggiano nel mercato d’oggigiorno, dare voce a chi si occupa di “prendersi cura di altre persone”, garantire “giustizia sociale” anche a chi arriva da fuori: sono stati di questo tipo molti degli appelli lanciati dagli invitati a intervenire sul palco. Il meeting è durato circa un’ora ed è stato moderato dalla giornalista e umorista Nerea Pérez de las Heras.
Dopo i discorsi degli esponenti della società civile, è stata la volta di video con volti noti della cultura e dello spettacolo pronti a sostenere ‘Sumar’: l’attore Antonio de la Torre, lo scrittore Bernardo Atxaga, il musicista Kiko Veneno o l’attrice María Marquez sono stati alcuni di loro. Come segnalato dai media iberici, nel pubblico c’erano sì diversi esponenti di partiti, ma praticamente nessuno di primo piano (a parte, tra pochi altri, il leader del PCE Enrique Santiago).
Poi, è toccato alla vicepremier. “Oggi è una giornata importante, perché diamo il via a un movimento cittadino”, ha detto all’inizio del suo discorso. “La política è ascolto, dialogo, tendere la mano e stringere accordi per cambiare la vita della gente”, ha aggiunto, rivendicando i primi risultati positivi della sua recente riforma del lavoro anti-precariato.
Díaz ha aggiunto di “essere cosciente” del fatto che “la politica è rimasta sconnessa dalla vita reale” e di essere intenzionata a cambiare le carte in tavola, affermando di voler “ampliare la democrazia” conquistata dalla Spagna oltre 40 anni fa, anche, tra altre cose, per quanto riguarda i criteri “per cui si pagano le tasse”. “Abbiamo più di un anno per pensare al Paese che vogliamo”, ha aggiunto, forse riferendosi alle prossime elezioni politiche, previste a fine 2023.
Pur senza chiarire del tutto l’incognita sulla possibilità di candidarsi direttamente, Díaz ha detto di essere disposta a “fare un passo in avanti”, a condizione che la gente che farà parte di ‘Sumar’ accetti di sostenerla. “Presidenta, presidenta“, l’ha acclamata insistentemente parte del pubblico, dopo circa 15 minuti da quando aveva iniziato il suo intervento.
Stando a quanto detto da Díaz sul palco, per il momento gli spettri di una possibile crisi di governo dopo le ultime tensioni tra i socialisti e Unidas Podemos — formazione che lei rappresenta — sulla questione dell’aumento delle spese militari sembrano meno consistenti di qualche giorno fa.
Francesco Rodella/Redazione Madrid