Pd rassicura M5s sulla legge elettorale, ma la Lega frena

Le operazioni di spoglio nel seggio del circolo didattico Pizzigoni di Catania
Le operazioni di spoglio nel seggio del circolo didattico Pizzigoni di Catania, 6 novembre 2017. ANSA/ORIETTA SCARDINO

ROMA. – Incalzato da un M5s in pieno travaglio, il Pd frena sulla proposta di riforma lanciata dagli stessi Dem giovedì, che prevede delle coalizioni pre-elettorali, mentre l’ala dei duri del Movimento incalza per un proporzionale puro che consente la corsa in solitaria, per altro prospettiva tuttora gradita a una parte del Pd ma su cui c’è il fermo no del centrodestra. E proprio dalla Lega arriva una nuova indisponibilità al confronto.

Nel frattempo emerge anche il tema delle preferenze con diversi gruppi che spingono per introdurre il terzo mandato per i sindaci; infatti i primi cittadini che concluderanno il secondo mandato nel 2023 diverrebbero concorrenti difficili da battere alle politiche. Nel pomeriggio il Pd ha diffusa una nota in cui ribadisce la volontà di “superare l’attuale legge elettorale pessima”, attraverso “una ampia intesa in Parlamento”, precisazione tesa a rassicurare M5s, timoroso di una “entente à trois” Pd-Lega-Fdi che li ponga davanti al fatto compiuto.

Di qui il chiarimento da parte del Pd che occorre “coinvolgere tutte le forze politiche”. Concetto ribadito dalle capigruppo Simona Malpezzi e Debora Serracchiani. E infine la precisazione Dem: “ad oggi non c’è una specifica proposta del PD”, ma “una volontà del Pd a spingere per la riforma”.

Quindi il proporzionale con premio alla coalizione che supera una certa soglia, lanciata per strappare l’assenso al dialogo di Lega e Fdi, non è “la” proposta ufficiale del Nazareno. Una mossa per non mettere in difficoltà Giuseppe Conte, anche oggi incalzato dai maggiorenti che insistono su una legge che garantisca l’autonomia di M5s: come il Germanicum (proporzionale con soglia del 5%) depositato dal pentastellato Giuseppe Brescia, presidente della Commissione Affari costituzionali.

Ma in serata il partito di Matteo Salvini ha gelato gli animi: “Le regole del gioco non si cambiano a fine partita. Inutile perdere tempo. Il centrodestra è già al lavoro per costruire programma e squadra di governo, chissà se Pd e 5Stelle sapranno fare altrettanto”. Come a dire che se il Pd non chiarisce ufficialmente che pensa a un sistema con coalizioni pre-elettorali “si perde tempo” e basta.

Ma a far perdere il sonno a molti deputati di tutti i partiti è l’ipotesi di reintrodurre le preferenze, caldeggiata o gradita da diversi leader di partito. Oltre alla difficoltà in sé di una simile campagna elettorale, a preoccupare è la possibile concorrenza dei sindaci che nel 2023 concluderanno il secondo mandato e che già chiedono posti nelle liste dei rispettivi partiti per le politiche.

Sarebbero formidabili concorrenti sul piano delle preferenze. Di qui l’idea di intervenire sulla riforma del Testo Unico degli Enti Locali predisposta dal Viminale, che nelle prossime settimane approderà in Consiglio dei ministri. In quel testo si introduce il terzo mandato per i sindaci delle città fino a 15.000 abitanti (oggi il tetto è 5.000), ma in sede di emendamento una volta che il testo sarà in Parlamento, alcuni partiti puntano ad alzare la soglia, se non a toglierla del tutto, come per altro chiede l’Anci.

La Lega, che con il Pd ha il maggior numero di sindaci, è d’accordo ad elevare il tetto, ma non a includere le grandi città, come ha spiegato Igor Iezzi. Di qui i primi abboccamenti tra i diversi partiti su tetti superiori ai 15.000 abitanti, dietro a ognuno dei quali (25.000 o 50.000 o 100.000) si celano città e sindaci precisi.

(Di Giovanni Innamorati/ANSA)

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