Decreto aiuti in Senato ad alto rischio. M5s in tilt e Colle vigila

In una foto d'archivio l'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte e l'ex ministro degli Esteri Luigi Di Maio (S) a Palazzo Chigi durante il vertice sulle autonomie, Roma, 19 luglio 2019.
In una foto d'archivio l'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio (S) a Palazzo Chigi durante il vertice sulle autonomie, Roma, 19 luglio 2019. (FILIPPO ATTILI UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI)

ROMA. – Passaggio del dl aiuti in Senato ad alto rischio. I 5 stelle stanno ragionando sull’ipotesi di un “non voto” sulla fiducia a palazzo Madama uscendo dall’Aula. Eventualità che, nonostante i numeri sicuri per la maggioranza anche senza il Movimento (207 su 161 necessari), aprirebbe un caso politico senza via d’uscita: sarebbe crisi di governo e forse la fine della legislatura, si teme in ambienti ministeriali.

Dal Colle nessun commento ufficiale, anche se in ambienti parlamentari si confida sulla vigilanza del Quirinale in queste giornate di caos. La moral suasion della presidenza della Repubblica sembra quasi essere invocata da più fronti. E non si esclude che sia già partito in queste ore un discreto lavoro di ricucitura che coinvolge anche le più alte cariche. Sergio Mattarella è impegnato in queste ore in una importante missione diplomatica nell’Africa australe.

Ma da sabato sarà a Roma e – si auspica sempre in ambienti parlamentari – potrà far sentire il suo peso nel tentativo di evitare rotture pericolose per il proseguimento della legislatura. Intanto, dopo il faccia a faccia tra Mario Draghi e Giuseppe Conte, a Palazzo Chigi si continua a lavorare per famiglie e imprese, con la consapevolezza che il Paese sta vivendo momenti difficili.

La strategia del “fare” impostata dal premier si accompagnerà anche ad un maggiore coinvolgimento dei partiti nelle dinamiche di governo. Per esempio, attraverso le cabine di regia prima dei Cdm, un momento di condivisione con la maggioranza meno utilizzato negli ultimi tempi, che dovrebbe tornare in auge. A differenza della Camera, al Senato il voto finale sui provvedimenti e la fiducia avviene in un unico momento. Uno scoglio che potrebbe far incagliare il dl aiuti che invece a Montecitorio viene votato in due step garantendo al Movimento di dire sì alla fiducia con la libertà di non esprimersi sul decreto al momento dell’approvazione definitiva.

Per ora, tra le principali ipotesi in campo c’è quella che i senatori pentastellati abbandonino l’Aula durante il voto: un escamotage per non dire sì al dl senza sfiduciare formalmente il governo. Ma il primo partito della maggioranza che esce dall’emiciclo – si osserva in ambienti parlamentari – sancirebbe una sfiducia di fatto all’esecutivo. Il nodo dovrà essere sciolto improrogabilmente entro la prossima settimana (la deadline per il via libera del dl aiuti è il 15 luglio).

Ne è consapevole anche Giuseppe Conte che, per ora, non si sbilancia su come si comporterà la sua forza politica al Senato. “Non ancora abbiamo deciso – è il refrain tra i 5 stelle – la palla è nel campo di Draghi. Vediamo che accade nei prossimi giorni, se ci saranno mani tese verso di noi”. La chiave di volta potrebbe essere il sociale e il lavoro: l’incontro tra Draghi e i sindacati di martedì prossimo potrebbe affrontare argomenti come i contratti e i salari, temi cari anche al Movimento.

Non solo: due ordini del giorno al dl aiuti, approvati a Montecitorio, hanno impegnato il governo su due cavalli di battaglia di Conte: garantire offerte di lavoro “dignitose” ai percettori di reddito di cittadinanza e superare l’impasse sui crediti legati al superbonus.

Dopo la dura presa di posizione di Conte, nel corso della riunione congiunta dei parlamentari del Movimento la maggior parte degli interventi è stata favorevole allo strappo. “Se ci fossero ancora dei colleghi ‘indecisi’, magari lusingati dai colleghi scissionisti, a lasciare il Movimento 5 stelle, sarebbe utile che lo facessero presto”, lo sfogo sui social del senatore Daniele Pesco.

(di Paola Lo Mele/ANSA)

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