Eurocamera chiede aborto sia diritto Ue dopo stop in Usa

Manifestazione a favore dell'aborto. Archivio.

STRASBURGO.  – Ciò che è accaduto negli Usa sia da lezione, il diritto all’aborto va tutelato con più vigore. In una risoluzione presentata da S&D, Verdi, Renew e The Left, e approvata a netta maggioranza, l’Eurocamera chiede che l’aborto sia inserito nella Carta dei dei diritti fondamentali dell’Unione europea e, allo stesso tempo, “condanna fermamente” quanto avvenuto negli Usa.

“Ogni persona ha diritto all’aborto sicuro e legale”, recita il testo della risoluzione passata con 324 voti favorevoli, 155 contrari e 38 astensioni. Numeri che non erano del tutto scontati.

Nell’Europarlamento sul tema dei diritti, convivono posizioni lontanissime. E, come è accaduto sulla tassonomia, anche sul tema dell’aborto la maggioranza Ursula si è divisa visto che più della metà dei Popolari ha votato contro.

Tra i “no” c’erano anche quelli degli eurodeputati azzurri. Forza Italia, Fdi e Lega hanno infatti votato compattamente. “É vergognoso, vogliono che il modello dell’Europa siano Polonia e Ungheria?”, ha attaccato il capodelegazione del Pd Brando Benifei. “La sinistra vuole trasformare l’aborto in un business”, è stata la reazione di Vincenzo Sofo, di Fdi-Ecr.
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“Dall’Ue un’assurda ingerenza nei confronti degli Stati membri e anche degli Usa, è l’ennesimo atto di prepotenza della sinistra”, ha rincarato la dose la leghista Simona Baldassare, che è anche responsabile del Dipartimento Famiglia dei salviniani.

Il tema, del resto, è caldissimo. Già la Plenaria di giugno aveva approvato una risoluzione sull’aborto in cui si chiedeva alla Corte Suprema americana di sostenere la decisione Roe v. Wade e si invitavano tutti gli Stati membri a depenalizzare l’aborto. Poi, Oltreoceano, è accaduto quello che tutti sappiamo. E allora a Strasburgo si è sentita la necessità di tornare sull’argomento anche perché, è il timore degli eurodeputati, c’è sempre il rischio di un effetto domino che dagli Usa possa coinvolgere il Vecchio continente.

Certo, attualmente nella stragrande maggioranza dell’Unione il diritto all’aborto è tutelato: l’unico Paese a vietarlo tout court è Malta. Ma in alcuni Paesi membri, Polonia e Ungheria su tutti, i governi di destra hanno limitato progressivamente i casi in cui l’aborto è ammesso per legge. A Varsavia, ad esempio, l’interruzione della gravidanza è legale solo nei casi in cui la vita e la salute della madre sono in pericolo e nei casi di gravidanze derivanti da stupro.

La risoluzione chiede quindi che sia presentata al Consiglio Ue una proposta intesa a modificare l’articolo 7 della Carta dei diritti, inserendo quello all’aborto. Il testo esprime preoccupazione per un possibile aumento del flusso di denaro per finanziare gruppi anti-genere e anti-scelta nel mondo in Europa.

“I Paesi Ue – si legge nella relazione –  dovrebbero garantire l’accesso a servizi di aborto sicuri, legali e gratuiti, a servizi di assistenza sanitaria prenatale e materna, nonché alla prevenzione, al trattamento e al sostegno nella lotta all’Hiv”. Parole che, alle associazioni che nel pomeriggio sono scese in piazza all’Esquilino alla manifestazione promossa da Women’s March Rome, sicuramente saranno piaciute.

In gruppi come Id, invece, emerge la delusione anche nei confronti della presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, le cui posizioni conservatrici sull’aborto, al momento della sua elezione, erano stato nel mirino dei Socialisti. Ma sull’aborto come su tutti gli altri temi, la maltese Metsola ha più volte ribadito di dover e voler rappresentare l’istituzione che presiede.

Nel giorno della sentenza americana Metsola aveva anche espresso in un tweet il suo disappunto. In Plenaria, al momento dell’approvazione della risoluzione, a presiedere c’era Pina Picierno. “É stato un onore”, ha sottolineato l’eurodeputata Dem mentre la sua collega Irene Tinagli, su twitter, esultava: “In Europa, sull’aborto, non torneremo indietro”.

(Di Michele Esposito/ANSA).

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