Ex Br in Francia: l’ultima parola alla Cassazione

Gli ex brigatisti giudicati a Parigi. (ANSA)

PARIGI.  – Parte il ricorso in Cassazione della procura francese contro il rifiuto dell’estradizione in Italia dei 10 ex terroristi rossi pronunciato la settimana scorsa dalla Chambre de l’Instruction di Parigi.

É un ricorso di cui non si conosce il contenuto, che sarà presentato in modo riservato entro un mese dalla procura stessa. Ma contro il quale insorge la legale degli ex Br: “É uno scandalo”, dice all’ANSA Irène Terrel.

Intanto, sono state rese note anche le motivazioni del rifiuto di estradare Giorgio Pietrostefani, accusato di essere uno dei mandanti dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi: a differenza delle altre motivazioni rese note – e basate sugli articoli 6 e 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (diritto alla vita privata e familiare, diritto all’equo processo) – quella che riguardano il settantanovenne ex cofondatore di Lotta Continua sono fondate sul suo stato di salute e sulla sua età avanzata: potrebbe soffrire “conseguenze di eccezionale gravità” nel caso di un’estradizione in Italia, secondo i giudici.

Si apre dunque una nuova partita per gli ex terroristi, stavolta con un inedito conflitto fra la procura francese e la giustizia, rappresentata dalla Chambre de l’Instruction della Corte d’appello, competente per le richieste di estradizione.

Nessuno può conoscere al momento il contenuto o i motivi del ricorso, dal momento che i ricorrenti hanno un mese per presentarlo e che, di norma, si tratta di questioni strettamente di “violazioni di legge” nel dispositivo di una sentenza. I tempi potrebbero essere lunghi per l’esame e la sentenza, fra i 3 e i 6 mesi. Era stato il presidente Emmanuel Macron, a 24 ore dalla decisione della Chambre, a ricordare – da Madrid, rispondendo a una domanda al termine del vertice Nato al quale aveva partecipato – di aver “sostenuto la richiesta del governo italiano per l’estradizione”. Aggiungendo poi di “auspicare” di poter “verificare se sia possibile un ricorso in Cassazione” o “se ci siano ancora strade giuridiche che ci consentano di andare più lontano”.

L’operazione ‘Ombre Rosse’, che nell’aprile 2021 portò all’arresto e all’inizio della procedura per le estradizioni degli ultimi ex terroristi ancora latitanti in Francia, era stato il primo caso di applicazione operativa di un accordo fra i governi di Roma e Parigi per una soluzione che – a distanza di 40 anni – cercasse di superare la prassi di protezione dei fuggiaschi degli anni di piombo osservata in Francia dai tempi della dottrina Mitterrand.

Contro questa inversione di tendenza è insorta oggi Irène Terrel, da anni legale di gran parte degli ex terroristi rossi: “Non ho parole – ha detto all’ANSA -, quello che succede è scandaloso. Tutte queste persone hanno chiesto asilo in Francia in nome di quella dottrina che li proteggeva. É incredibile che un presidente, che dovrebbe essere garante dell’indipendenza della magistratura, dei grandi principi costituzionali, dell’indipendenza dei poteri, faccia delle dichiarazioni a caldo su sentenze di cui non erano ancora state depositate le motivazioni”.

Dello stesso tenore le parole dell’avvocato di Pietrostefani: “Era prevedibile e fa pensare che l’abbiano fatto anche perché c’è stata una grande spinta politica”, ha detto Alessandro Gamberini, aggiungendo che la Procura generale parigina “ha un rapporto diretto col potere politico, a differenza delle nostre Procure generali”.

(di Tullio Giannotti/ANSA).

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