Dagli slip alle caldaie, i trofei di guerra dei russi

Un soldato russo porta via una televisione. (Ansalatina)

ROMA.  – Computer e smartphone, ma anche lavatrici, caldaie e persino mutande. Tra negozi e abitazioni private, in quattro mesi di guerra i soldati russi si sono portati via dalle città conquistate i trofei più vari, depredandole dopo averle distrutte a suon di bombe. Le denunce raccolte dai media ucraini riguardano decine di episodi, documentati da telecamere di sorveglianza o video amatoriali.

L’elenco dei beni rubati va da quelli di uso quotidiano a oggetti di valore: tappeti, elettrodomestici, prodotti di elettronica, ma anche pentole, assorbenti, gel doccia e shampoo.

“Si può immaginare la povertà della vita dei soldati russi dai loro trofei”, commenta Unian. Tra i beni più gettonati ci sono prodotti per l’igiene, lavatrici, caldaie, calzini e slip. Un bottino che, affermano i media ucraini, tradisce una condizione di miseria, o quantomeno una scarsità di risorse a disposizione dell’esercito di Mosca. In alcuni casi, poi, ci sarebbe anche una ricerca di veri e propri trofei di guerra, come nel caso dei furti di uniformi militari appartenenti alle forze armate di Kiev.

I saccheggi, denunciano gli ucraini, sono stati così sistematici da far pensare ad un via libera ai militari come incentivo al combattimento, in un conflitto diventato molto più lungo e sanguinoso di quanto previsto inizialmente. Del resto, al fronte sono stati inviati numerosi militari di leva, molto giovani e pagati poco. Nei giorni scorsi, i servizi di sicurezza di Kiev avevano pubblicato alcune intercettazioni secondo cui le truppe sarebbero state di fatto autorizzate dai vertici militari di Mosca a compiere razzie, con la garanzie di non essere perseguite.

“Per farla breve – si legge nella trascrizione in una presunta conversazione tra un ufficiale russo e la moglie – il saccheggio non è punibile. È consentito. Putin lo ha permesso”.

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