Johnson torna a Kiev: “Addestreremo migliaia di ucraini”

Il premier britannico Boris Johnson rilascia dichiarazioni a Downing Street a Londra, dopo essere stato curato dal Covid-19, nello scorso mese d'aprile.
Il premier britannico Boris Johnson rilascia dichiarazioni a Downing Street a Londra. Archivio. (ANSA/ EPA/NEIL HALL)

BERLINO.  – Il Regno Unito è pronto a formare migliaia di soldati ucraini e Boris Johnson, oggi di nuovo a Kiev, ha mostrato ancora una volta al presidente Zelensky l’altra faccia dell’Alleanza atlantica, affermando di comprendere che il leader in guerra non voglia scendere a patti con Putin.

Nella giornata storica in cui Bruxelles ha aperto alla candidatura dell’Ucraina per l’ingresso in Europa grazie alla svolta segnata proprio ieri nel vertice col trio Draghi-Scholz-Marcon, il premier britannico ha usato come sempre ben altri toni.  “Vi sosterremo finché non prevarrete”, il messaggio cruciale al popolo aggredito dai russi.

Gli europei, dal canto loro, sono tornati a spingere sulla necessità di non chiudere il dialogo con Mosca: “É assolutamente indispensabile parlare con Putin. Continuerò a farlo, esattamente come il presidente francese”, ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz in un’intervista alla Dpa. Dove ha assicurato, per rispondere alle forti critiche anche interne, che le armi pesanti promesse da Berlino arriveranno “tempestivamente”.

Anche Macron ha ribadito come non vi possa esserci alcuna pace “se l’obiettivo è schiacciare la Russia”. E ha chiarito che “il ruolo della Francia è quello di avere possibili collegamenti per discutere con la Russia”.

Sull’ipotesi di una mediazione si è registrata anche una nuova uscita di Angela Merkel, tornata a farsi viva dopo la prima apparizione pubblica di qualche giorno fa alla Berliner Ensamble. In un’intervista rilasciata a Rnd, la cancelliera fuori servizio stavolta ha fatto capire che non si tirerebbe indietro rispetto a un tentativo di mediare con lo zar, aggiungendo comunque come non sia ancora il momento.

Inoltre l’ex leader della Cdu ha sottolineato di sostenere la strategia del governo Scholz, ritenendo “giusto schierarsi con l’Ucraina, senza tuttavia entrare in guerra”.

Nella sua seconda visita a Kiev Johnson ha espresso invece la linea più dura della Nato, molto più in sintonia con gli Usa della dottrina Austin. Il Regno Unito è “pronto ad addestrare migliaia di ucraini”, ha promesso a Zelensky. Londra e gli alleati potrebbero formare fino a 10 mila soldati ogni 120 giorni.

Parole che hanno riempito, nella prospettiva ucraina,  quel vuoto lasciato ieri dai tre leader della vecchia Europa, da alcuni contestati – in Germania lo ha fatto la Cdu di Merz – per non aver affrontato in “modo concreto” il nodo delle armi pesanti. Il premier britannico ha affermato anche di comprenderé  il perché gli ucraini non vogliano trattare con Mosca:

“Continuiamo a vedere il deliberato attacco sui civili, che indiscutibilmente rappresenta un crimine di guerra e, in un’orrenda eco del passato, la deportazione illegale di persone che secondo le forze armate russe non sono suficientemente solidali con l’aggressione di Putin”.

Il controcanto del premier che ha realizzato la Brexit si è notato anche nelle formule scelte: se Scholz ieri aveva affermato che la Germania aveva un messaggio “chiaro”, cioè di essere “pronta a sostenere Kiev fino a che ce ne sarà bisogno”, il “messaggio chiaro” recapitato da Johnson agli ucraini è stata la stessa frase, rimodulata nelle sue corde: “Il Regno Unito sarà al vostro fianco, finché non prevarrete”.

((di Rosanna Pugliese /ANSA)

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