Al via laboratorio primarie, occhi Pd su caos M5s

Enrico Letta e Giuseppe Conte in una foto d'archivio.
Enrico Letta e Giuseppe Conte in una foto d'archivio.

ROMA. – Pd e M5s hanno dato il via libera alle primarie per la scelta del candidato governatore in Sicilia, trasformando l’isola nel campo di prova dell’alleanza, in vista delle elezioni nazionali del 2023. L’accordo locale sulla consultazione è arrivato nelle ore in cui, a livello nazionale, nei Cinque Stelle, stava deflagrando la spaccatura fra Luigi Di Maio e Giuseppe Conte, col ministro degli Esteri che ha attaccato frontalmente l’ex premier per il risultato deludente alle amministrative di domenica.

Nello scontro fra i due c’è in ballo il futuro del Movimento, ma anche quello del campo largo, cioè dell’alleanza a cui sta lavorando Enrico Letta per unire le forze che vanno da (l’ex) Leu ad Azione e Iv. Si tratterebbe, quindi, di una coalizione più larga di quella che ha detto sì alle primarie siciliane, a cui partecipano “solo” Pd, M5s e Sinistra.

Finora, i “no” più secchi al campo largo sono arrivati da Matteo Renzi e da Carlo Calenda, che non vogliono allearsi con il Movimento. Se gli equilibri 5 stelle cambiassero, però, nell’area centrista qualche valutazione potrebbe essere ricalibrata. Mentre nel Pd trova spazi l’area di chi, come il senatore Andrea Marcucci, ha apprezzato le posizioni di Di Maio, specie quelle sulla fedeltà al governo Draghi.

Le primarie siciliane si terranno il 23 luglio, per individuare chi guiderà la corsa alle elezioni regionali in programma per autunno. Sarà la prima volta che Pd, M5s e le altre forze della Sinistra sceglieranno un candidato comune. Il passo decisivo c’è stato con l’accordo fra i dirigenti siciliani dei partiti. La coalizione sta definendo una sorta di carta dei valori, poi lavorerà alla stesura del programma: per sabato a Palermo è stata convocata una conferenza stampa per illustrare i dettagli della consultazione.

Le candidature potranno essere presentate dal 23 al 30 giugno. Al momento, l’unico concorrente ufficiale è Claudio Fava, di “Cento passi”. Per il M5s circolano i nomi del sottosegretario Giancarlo Cancelleri e del deputato regionale Luigi Sunseri. Nella rosa dei nomi Pd ci sarebbe quello dell’eurodeputata Caterina Chinnici.

I riflessi sul campo largo dei maremoti nel M5s si vedranno nelle prossime settimane. Al Nazareno si fa molta attenzione a evitare ingerenze negli affari interni al Movimento. Si fa notare come Letta abbia un dialogo avviato col suo pari-grado, Giuseppe Conte. E anche come, da sempre e alla luce del sole, il segretario Pd abbia un buon rapporto con Di Maio.

D’altronde, pure il ministro degli Esteri sponsorizza l’alleanza progressista. L’auspicio è, soprattutto, che le fibrillazioni dei 5 stelle non creino instabilità nel governo. Una posizione esplicita – e non isolata nel Pd – l’ha espressa il senatore Marcucci, che è sempre stato critico col Movimento: “Con il M5S di cui parla il ministro Di Maio – ha detto – europeista, atlantista e solidamente ancorato al governo Draghi, farei subito un’alleanza”.

Chi non pare intenzionato a cambiare idea è Calenda: “Per me Di Maio non è un interlocutore, perché ha fatto disastri e ha preso in giro gli italiani”. Italia viva, invece, segue con attenzione ciò che succede: “Quella prospettata da Di Maio è una mutazione genetica – ragiona un big del partito – Se ci fosse davvero un cambiamento di quel tipo, non potremmo che tenerne conto”.

(di Giampaolo Grassi/ANSA)

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