Il vertice notturno in treno, poi l’orrore di Irpin

Mario Draghi, Emmanuel Macron e Olaf Scholz con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in conferenza stampa a Kiev. (ANSA)

IRPIN.  – Il treno azzurro delle ferrovie ucraine, con le righe orizzontali gialle sulla fiancata, arriva alla stazione centrale di Kiev alle 9.30 del mattino. A bordo ci sono i leader dei tre più grandi Paesi europei, Mario Draghi, Emmanuel Macron e Olaf Scholz, che insieme visitano la capitale ucraina e incontrano Volodymyr Zelensky per la prima volta dall’invasione russa il 24 febbraio.

Lasciati la sera prima gli aerei di Stato sulla pista dell’aeroporto polacco di Rzeszow, il treno è partito dal confine di Medyka e non da Przemsyl, come era previsto, a causa di un guasto elettrico che ha costretto i leader e le nutrite delegazioni a percorrere al buio e a piedi una strada sterrata, con il bagaglio appesantito dai giubbotti antiproiettile. Ma è il primo e ultimo intoppo di una notte di viaggio in un Paese in guerra. Quando il treno comincia a muoversi, tra cigolii sinistri e ruggiti di ferraglia, i tre si incontrano nel vagone presidenziale al centro del convoglio.

Per circa due ore, seduti attorno a un tavolo, mentre il treno si ferma e riparte per i controlli passaporti ai due lati della frontiera, Draghi, Macron e Scholz affinano su spinta del premier la loro posizione comune sul sostegno incondizionato alla candidatura dell’Ucraina all’Ue: “Siamo qui per mostrare l’unità europea contro l’aggressione russa”.

É notte ormai inoltrata quando il presidente del Consiglio, scortato dai carabinieri del Gis, ripercorre indietro i vagoni letto dove delegazioni e giornalisti hanno preso posto per tornare alla sua cabina alla testa del treno, che intanto si incammina a velocità incostante nella pianura sarmatica, virando prima a nord, poi a sud, prima di risalire verso la capitale. Un altro vuoto segue a poca distanza, pronto a riportare indietro verso la Polonia tutti i passeggeri del treno dei leader in caso di emergenza.

Dieci ore dopo, l’arrivo alla stazione principale di Kiev è sotto un sole deciso, in una città che rivive dopo aver avuto il nemico alle porte. Ma è sempre la capitale di un Paese aggredito e a ricordarlo suonano le sirene d’allarme antiaereo. Suoneranno anche nel pomeriggio all’inizio della conferenza stampa congiunta nel giardino del palazzo presidenziale: “La Russia non sceglie chi minacciare, con voi qui minaccia tutta l’Europa”, li mette in guardia Zelensky.

Come gli ucraini ormai abituati e che non scendono nemmeno più nei rifugi, anche le delegazioni non si fanno fermare e si spostano a Irpin, una delle cittadine a nordovest di Kiev teatro a marzo di bombardamenti, scontri feroci e violenze sui civili, con il lungo corteo di auto che passa per ponti già in ricostruzione e stazioni di servizio di cui rimane solo lo scheletro.

Il primo ad arrivare è proprio Draghi, accolto dalle autorità locali davanti ai palazzi distrutti dalle bombe e anneriti dalle fiamme; poi Scholz, Macron e il presidente romeno Klaus Iohannis. Ascoltano, guardano, fanno domande, camminano quasi in silenzio circondati da un apparato di sicurezza armato fino ai denti, tanto concentrato e vigile quanto eterogeneo: ci sono i militari ucraini, ma anche i carabinieri, i gendarmi francesi, i tedeschi e i romeni.

L’odore è forte e ripugnante, forse per una carcassa di animale sotto le macerie, più in là l’auto dove sono stati uccisi una mamma con i suoi bambini. Qualcuno ha esposto una bandiera ucraina a quel che resta di una finestra del secondo piano, tra i mattoni esplosi si intravedono ancora pezzi di vita: un microonde in una cucina, dei piatti miracolosamente integri, un termosifone in bilico su un balcone, un gatto che si aggira tra i detriti.

“Tutto questo deve essere visto e conosciuto. Il mondo è dalla vostra parte”, commenta Draghi ringraziando chi gli ha fatto da guida nell’orrore, mentre Macron denuncia “crimini di guerra” a Irpin come a Bucha e altre città dell’Ucraina. “Questo è un luogo di distruzione ma anche di speranza”, riesce tuttavia a intravedere il premier italiano. Gli ucraini “mi hanno parlato di futuro e ricostruzione, ricostruiranno tutto, sono già a uno stadio molto avanzato di valutazione”.

Di corsa si torna a Kiev per il cruciale incontro con Zelensky per discutere di come fermare Vladimir Putin che, in altre parti del Paese, non ha ancora finito di distruggere.

(dell’inviata Laurence Figà-Talamanca/ANSA).

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