Biden invia a Kiev altre armi per un miliardo

I lanciarazzi a lunga gettata, dli Himars. (ANSA)

BRUXELLES. – L’Ucraina si trova a un giro di boa, il momento è “critico”. Dunque l’Occidente deve aiutarla, specie con l’invio di nuove armi, e deve farlo in fretta. A Bruxelles si è aperta la ministeriale Difesa della Nato, di fatto l’ultimo check prima del summit chiave di Madrid.

Ma oggi è stato soprattutto il giorno del terzo vertice della “Lega per l’Ucraina”, quel gruppo di contatto voluto dagli Usa – infatti a guidare le danze è il numero uno del Pentagono Lloyd J. Austin – per coordinare il sostegno pratico da fornire a Kiev.

Washington non lesina. Joe Biden, in una telefonata con Volodymyr Zelensky, ha promesso aiuti militari per un miliardo di dollari, compresa l’artiglieria e i sistemi missilistici a lunga gittata.

La sensazione è che dopo lo shock iniziale, le sanzioni e l’ondata di solidarietà manifestata all’Ucraina, politicamente, economicamente e militarmente si stia vivendo una fase di stanca. Austin è venuto in Europa a suonare la carica. “Non ci possiamo permettere di perdere lo slancio: dobbiamo intensificare gli aiuti a Kiev perché l’invasione russa non è solo un pericolo per l’Ucraina ma pure una minaccia per la sicurezza europea”.

Lo scenario, rispetto all’ultimo vértice della lega, è cambiato. “Ora si tratta di una battaglia di attrito”, spiega un funzionario americano. “Austin ha convocato i ministri e i capi di stato maggiore per concentrarsi su ciò che serve adesso, in particolare artiglieria, blindati, droni, addestramento e pezzi di ricambio”.

Le autorità ucraine non sembrano soddisfatte, lamentano ritardi e promesse non mantenute (con Berlino spesso nel mirino). Il ministro della Difesa Oleksii Reznikov è stato invitato al vertice (e alla cena che ha aperto la ministeriale Nato) appositamente per coordinare meglio gli aiuti, spiegare nel dettaglio cosa gli alleati possono fare per bloccare l’avanzata dei russi nel Donbass.

Critiche che sia Austin che il capo dello stato maggiore Mark Milley hanno respinto con fermezza: “Tutto ciò che i vertici militari ucraini ci hanno chiesto, lo hanno ottenuto abbastanza rapidamente”, ha detto Milley, lasciando intendere una discrepanza rispetto alle parole dei politici.

In generale, però, c’è un tema non rápidamente aggirabile: la fase della consegna delle armi facili da usare, perché di epoca sovietica o di bassa tecnologia, è terminata e ora si rende necessario addestrare i soldati ucraini a

maneggiare il sofisticato equipaggiamento occidentale (cannoni, lanciarazzi multipli, sistemi di difesa aerea e costiera). E tutto ciò richiede tempo. Austin ha espressamente ringraziato la Germania per il suo sforzo, che comprende tre nuovi sistemi di lanciarazzi multipli di precisione.

“Abbiamo fatto molto ma siamo qui per fare di più, rafforzando la sicurezza di Kiev nel lungo periodo”, ha sottolineato il capo del Pentagono. Qui entra in gioco la Nato.

Il segretario generale Jens Stoltenberg ha annunciato che il presidente Volodymyr Zelensky è stato invitato al summit di Madrid, forse persino in presenza. “Se non potrà, si collegherà in videoconferenza”, ha detto.

A Madrid gli alleati dovrebbero licenziare un “sostanzioso” pacchetto di sostegno per Kiev, in particolare per completare la transizioni dagli effettivi di “epoca sovietica” a “moderni mezzi di tipo occidentale” – il piano dovrebbe comprendere anche “la condivisione dell’expertise con gli alleati Nato, l’interoperabilità delle forze, l’allineamento della routine militare e dei centri di comando e controllo”. L’Ucraina insomma non entrerà formalmente nella Nato, ma con questo pacchetto poco ci manca: difficile che il Cremlino ne sia felice.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA).

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