La Farnesina convoca l’ambasciatore russo Razov. Roma respinge le accuse russe

L'Ambasciatore della Federazione Russa in Italia, S.E. Sergey Razov, durante una conferenza stampa a piazzale Clodio
L'Ambasciatore della Federazione Russa in Italia, S.E. Sergey Razov, durante una conferenza stampa a piazzale Clodio, Roma, 25 marzo 2022. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

ROMA. – L’Italia aveva già levato gli scudi contro le accuse di Mosca, con una replica immediata e dai toni decisi del ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Ma per rispondere alla Russia ci voleva anche un passo formale, che sancisse nero su bianco la posizione di Roma. L’ambasciatore di Mosca, Serghei Razov, è stato quindi convocato alla Farnesina – su istruzione dello stesso Di Maio e di concerto con Palazzo Chigi – dove il segretario generale Ettore Sequi ha “respinto con fermezza le accuse di amoralità” espresse nei confronti di istituzioni e media italiani dal ministero degli Esteri russo.

Tutto è nato venerdì scorso quando Mosca ha puntato il dito contro “la memoria corta” dell’Italia riguardo all’aiuto ricevuto durante la pandemia, ora dipinto dai giornalisti come “un’operazione di spionaggio”, fino ad arrivare a mettere in dubbio “la moralità di alcuni rappresentanti delle autorità pubbliche e dei media italiani”.

Il giorno dopo l’ambasciata della Federazione russa in Italia aveva ripreso con un post su Facebook stralci di un rapporto del ministero degli Esteri di Mosca in cui si denunciava una presunta campagna russofoba nel nostro Paese, fatta di discriminazioni e “minacce” ai cittadini russi e di “mancanza di informazioni obiettive” su quella che la Russia si ostina a chiamare “operazione militare speciale” in Ucraina.

“Insinuazioni” che Sequi è stato costretto a “rigettare” al cospetto di Razov. Un paradosso se si considera che in Italia è in corso un dibattito del tutto inverso, con alcuni giornali e trasmissioni tv accusati di essere troppo filo-Putin e di veicolare la propaganda del Cremlino, tanto da far intervenire il Copasir. Ma anche all’indomani della puntata di ‘Non è l’Arena’ di Massimo Giletti – trasmessa da Mosca e con una lunga intervista alla portavoce di Serghei Lavrov, Maria Zakharova – l’ambasciatore non ha cambiato linea.

Dopo l’incontro alla Farnesina è infatti tornato ad accusare, attraverso un comunicato, le “dichiarazioni talvolta inaccettabili di alti funzionari italiani nei confronti della Russia e della sua leadership” e a denunciare come “ostile” la linea di propaganda “che sta dominando nei media italiani”. Facendosi portavoce ancora una volta della delusione del Cremlino nei confronti di un’Italia che credeva più morbida nei suoi confronti, Razov ha infine “chiesto moderazione ed equilibrio, tradizionali nella politica estera italiana, nell’interesse del mantenimento di relazioni positive e di cooperazione tra i popoli russo e italiano a lungo termine”.

Nel faccia a faccia tra Razov e Sequi si è infine discusso anche dell’auspicio “del governo italiano che si possa giungere presto a una soluzione negoziata del conflitto” e di come “definire rapidamente un’intesa per sbloccare le esportazioni di grano dai porti ucraini al fine di evitare gravi conseguenze per la sicurezza alimentare globale”, ha fatto sapere la Farnesina.

Non è la prima volta che l’ambasciatore di Mosca si scaglia contro l’informazione italiana dall’invasione dell’Ucraina: il 25 marzo arrivò a presentare alla Procura di Roma un esposto per istigazione a delinquere e apologia di reato contro La Stampa. “Una componente della campagna di disinformazione russa è il vittimismo, la falsa narrazione della russofobia. È solo un pretesto per attacchi di vario genere. Rientrano pienamente in tale campagna le recenti irreali accuse russe nei nostri confronti. Basta saperlo e non cascarci”, ha twittato Elio Vito, deputato di Forza Italia e componente del Copasir.

“Forse l’ambasciatore è infastidito dal fatto che i media italiani parlino di guerra russa a una nazione libera e indipendente e non di ‘operazione speciale’ come s’impone a Mosca? Forse lo innervosisce il fatto che Putin sia visto per quello che è: un dittatore che mette in carcere chi manifesta il proprio dissenso?”, si chiede anche il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia.

(di Laurence Figà-Talamanca/ANSA)

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