Biden esclude Cuba e Venezuela dal summit delle Americhe

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden durante l'intervento sull'Ucraina. Alle sue spalle il Segretario di Stato Antony Blinken. Archivio.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden insieme al Segretario di Stato Antony Blinken. Archivio. ANSA/EPA/Patrick Semansky / POOL

WASHINGTON. – Parte zoppo e tra le polemiche il 9/o summit delle Americhe che gli Usa ospiteranno a Las Vegas da lunedì a venerdì. Il presidente messicano Andrés Manuel Lopez Obrador ha infatti annunciato che non parteciperà per protesta contro l’esclusione di Cuba, Venezuela e Nicaragua. Un’assenza confermata dalla Casa Bianca per le “riserve in relazione alla mancanza di spazio democratico e di rispetto dei diritti umani”. Si tratta tra l’altro di Paesi che o si sono astenuti o non hanno votato le mozioni Onu contro la Russia.

“Non vado al vertice perché non sono stati invitati tutti i Paesi dell’America”, ha spiegato davanti alla stampa Obrador. “Credo nella necessità di cambiare la politica che è stata imposta da secoli: l’esclusione”, ha proseguito. Quello di Obrador è uno schiaffo pesante a Joe Biden, anche se ha assicurato che i due Paesi possono continuare a lavorare insieme nella lotta all’inflazione e all’integrazione economica del Nord America, oltre che sull’immigrazione, ventilando pure una sua visita alla Casa Bianca in luglio.

La sua assenza riapre però una ferita nel mondo dell’America Latina e rischia di minare l’unità di intenti del forum. Anche Cuba ha reagito duramente, definendo la propria esclusione una decisione “anti democratica, arbitraria e discriminatoria” e lodando invece il gesto del presidente messicano.

“Con la sua arroganza, la sua paura che siano udite verità imbarazzanti, la sua determinazione nell’impedire che si discuta delle questioni più urgenti e complesse del continente americano e le contraddizioni del proprio sistema politico debole e polarizzato, il governo americano ha ancora una volta optato per l’esclusione come mezzo per tentare di realizzare un evento senza contributi concreti ma vantaggioso per l’immagine dell’imperialismo”, ha attaccato L’Avana.

Col suo difficile equilibrismo tra diritti umani e priorità geopolitiche, Biden rischia di esporsi all’accusa di ipocrisia. Come era già successo al vertice delle democrazie, dove aveva invitato la Polonia (nonostante le ripetute tensioni con Bruxelles sul rispetto dei principi e dei valori della Ue) ma non l’Ungheria di Viktor Orban. Al vertice delle Americhe ha invece invitato il controverso presidente populista di estrema destra del Brasile, Jair Bolsonaro.

E se ha escluso Nicolas Maduro non ha esitato ad allentare le sanzioni al Venezuela per le forniture di petrolio all’Europa al posto di quello russo, sotto embargo occidentale per la guerra in Ucraina. Così come non rinuncerà ad andare in Arabia Saudita, forse incontrando anche Mohammed Bin Salman, per chiedere un aumento della produzione di greggio dopo che in passato aveva criticato Riad per la violazione dei diritti umani e il principe ereditario per il suo ruolo nel caso Kashoggi.

Ora il rischio per il presidente americano al summit delle Americhe è di non riuscire ad ottenere grandi svolte né sui flussi migratori che minacciano il confine Usa-Messico (dove è in arrivo una carovana record di 15 mila persone) né sull’offensiva Usa per ridurre la crescente influenza della Cina anche in Sud America.

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