Governo: i nodi della risoluzione parlamentare del 21 giugno, obiettivo diplomazia

Roma, 19/05/2022 - Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, rende un'informativa alla Camera dei Deputati sui recenti sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina
Roma, 19/05/2022 - Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, rende un'informativa alla Camera dei Deputati sui recenti sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina. Ufficio stampa della Presidenza del Consiglio)

ROMA. – Una de-escalation militare che lasci il posto ad un’escalation diplomatica, con l’Italia e l’Europa protagonisti del dialogo. Potrebbe essere questa la formula con cui risolvere il nodo della risoluzione parlamentare che sarà votata il 21 giugno dopo le comunicazioni pre-Consiglio Ue del premier Mario Draghi.

Il M5s punta ad inserire nel documento l’indirizzo di porre un argine all’invio di nuove armi a Kiev, un’istanza che però, per mettere d’accordo tutti i sostenitori del governo, dovrà essere opportunamente ‘tradotta’. E il Pd di Enrico Letta fissa i paletti: L’auspicio è “un rafforzamento dell’impegno per la pace”, ma l’Italia fino ad ora ha “tenuto una linea concordata con il resto della Ue e credo che ci debba essere continuità”.

Le primissime interlocuzioni sono già partite, ma alla risoluzione vera e propria si lavorerà probabilmente a partire della prossima settimana, dopo l’appuntamento con le urne. E’ solo in quella fase che l’ipotesi di accordo (non citare esplicitamente lo stop tout court a nuovi aiuti militari all’Ucraina, ma optare per una formula più sfumata e generica) si misurerà sul campo.

Anche perché, oltre ai pontieri, all’interno del Movimento, vi è anche chi porta avanti una linea più dura e, in caso di mancata intesa, non esclude la possibilità di tirare dritto con un documento autonomo. Circostanza che, però, spaccherebbe la maggioranza mettendo a rischio la stabilità del governo. Proprio per evitare questo scenario, definito “estremo”, già da lunedì si intensificheranno i contatti trai partiti.

I riflettori sono puntati non solo sul Movimento, ma anche sulla Lega, con Matteo Salvini che di recente ha insistito varie volte sul fatto che inviare altre armi non è la soluzione. “Spero che non ci sia bisogno di votare un nuovo invio di armi e che si voglia usare la diplomazia”, afferma il leader leghista, secondo cui bisogna aprire il prima possibile “il tavolo di dialogo. Io sto facendo quello che stanno facendo altri in Europa” ovvero “parlare con le due parti”.

Il ministro allo Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, invece, interviene sulle polemiche che hanno travolto il leader del suo partito per il possibile viaggio a Mosca: “Vuole dare un contributo sincero alla pace, ha capito che quell’iniziativa era controproducente, si sta organizzando in un altro modo”.

Il dibattito è anche interno al M5s. Luigi Di Maio è il primo a sottolineare l’impegno per una “escalation diplomatica” e che, “come ministro degli Esteri” sta agendo “sulla base di una risoluzione che è stata votata da quasi tutti i partiti in Parlamento”. Il leader Giuseppe Conte nega che ci sia uno scontro con il titolare della Farnesina e stempera i toni: “Affronteremo la risoluzione nel modo più sereno, speriamo che sia appoggiata da tutti anche dalle opposizioni. Nessuno si deve permettere di dire che lavoriamo per mettere in difficoltà il governo”.

Comunque vada, secondo Matteo Renzi, il 21 giugno non vi sarà alcuno strappo da parte di Lega e 5s sull’Ucraina: “E’ tutto solo uno show”, sostiene, e “mi fa male vedere come la vicenda ucraina, drammatica e seria, sia trattata con superficialità solo per i sondaggi”.

(di Paola Lo Mele/ANSA)

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