Fabio sceglie fine sofferenze con sedazione profonda

Filomena Gallo, Mina Welby e Marco Cappato in occasione del deposito delle firme per il referendum sull'eutanasia legale presso la Corte di Cassazione
Filomena Gallo, Mina Welby e Marco Cappato in occasione del deposito delle firme per il referendum sull'eutanasia legale presso la Corte di Cassazione, Roma 8 ottobre 2021. ANSA/FABIO FRUSTACI

ANCONA. – Dopo 18 anni immobilizzato a letto a causa di una tetraparesi e una lunga battaglia per una morte medicalmente assistita ancora ‘incagliata’ sulle modalità della procedura e sul tipo di farmaco da utilizzare, Fabio sceglie di porre fine alle proprie sofferenze con una “sedazione profonda e continua”.

Il 46enne di Fermignano (Pesaro Urbino), le cui condizioni di vita sono ormai insostenibili, da anni lotta per il suicidio assistito affiancato dall’Associazione Luca Coscioni. Ma il ritardo di 40 giorni con cui il Servizio sanitario regionale lo ha informato del parere positivo del Comitato etico regionale, dopo il suo ultimo appello, e la mancata indicazione di modalità e farmaco, ne hanno fiaccato le speranze.

Ora Fabio, appassionato di musica e tifoso della Roma, dice basta: tramite puntatore oculare, mezzo con cui comunica dalla sua stanza da letto nella casa dei genitori, circondato da padre, madre e dal fratello Andrea che lo assistono, ha chiesto di essere sottoposto alla procedura che prevede la somministrazione di farmaci ipnotici che annullano la coscienza del paziente e, sottolinea l’Associazione Coscioni, contestuale “sospensione dei trattamenti di sostegno vitale”.

Venti giorni fa aveva lanciato un appello disperato: “Gentile Stato, aiutami a morire”. Ora, in un video diffuso, il 46enne ‘scrive’: “da due mesi la mia sofferenza è stata riconosciuta come insopportabile. Ho tutte le condizioni per essere aiutato a morire. Ma lo Stato mi ignora. Scelgo la sedazione profonda e continua anche se prolunga lo strazio per chi mi vuole bene”.

Aveva anche diffidato l’Asur per le verifiche sul farmaco ma non ha avuto risposta. Invece di dar corso a un’azione penale, chiede la “sedazione profonda” sperando in un iter più rapido possibile. “Fabio aveva un diritto, – dichiarano l’avv. Filomena Gallo, segretario nazionale Ass. Coscioni e coordinatrice del collegio difensivo, e Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione -: scegliere l’aiuto medico alla morte volontaria, esercitabile sulla base della sentenza 242 della Corte Costituzionale (Cappato\Dj Fabio).

Diritto che gli è stato negato a causa di continui ritardi e dell’ostruzionismo di uno Stato che, pur affermando che ha tutti i requisiti previsti dal giudicato costituzionale e riconoscendo che le sue sofferenze sono insopportabili, gli impedisce di dire basta. Fabio merita rispetto e non di essere ignorato da uno Stato che crudelmente lo costringe a una sofferenza continua e non garantisce la sua scelta legalmente attuabile.

Ogni giorno che passa per Fabio è un giorno di sofferenza in più, per questo ha deciso di non voler più aspettare e di procedere con sedazione profonda e sospensione dei trattamenti di sostegno vitale”.

L’Associazione Coscioni punta il dito contro i ritardi nella procedura ma sottolinea anche il “silenzio assoluto della politica nazionale, impegnata nell’insabbiamento al Senato del testo di legge sull’aiuto al suicidio, dopo che la Corte costituzionale ha impedito al popolo di esprimersi sul referendum”.

Nelle Marche ci sono altre due vicende analoghe a quella di Fabio: Mario (nome di fantasia) ha ottenuto il via libera al suicidio medicalmente assistito che potrebbe tecnicamente già avvenire; Antonio ha intrapreso la via giudiziaria con lo stesso obiettivo, avviando un’azione contro l’azienda sanitaria delle Marche.

(di Daniele Carotti/ANSA)

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