Biden aiuta l’Ue con il petrolio di Maduro

WASHINGTON. – Joe Biden va in soccorso dell’Europa e allenta le sanzioni al Venezuela consentendo l’export del suo petrolio nel Vecchio continente per abbassare i prezzi dell’energia e sostituire il greggio russo sottoposto a embargo occidentale per la guerra in Ucraina. L’obiettivo, più ampio, è quello di aiutare l’Ue a ridurre la propria dipendenza dai combustibili fossili di Mosca mettendo in campo altri fornitori.

Si inquadra in questo sforzo anche il suo viaggio in Arabia Saudita, rinviato a luglio probabilmente per valutare meglio i rischi di una visita (incluso il possibile incontro con Bin Salman) che ha già suscitato polemiche, dopo che in passato Biden aveva criticato Riad per la violazione dei diritti umani e il principe ereditario per il suo ruolo nel caso Kashoggi.

Il presidente Usa si trova costretto ad un difficile equilibrismo tra le priorità dettate dal conflitto in Ucraina e il rispetto dei valori democratici, cavallo di battaglia della sua amministrazione. Il Venezuela ne è un esempio. La delegazione Usa sbarcata a Caracas a marzo ha agito su più fronti, per evitare di esporre Biden all’accusa di riaprire al regime di Nicolás Maduro solo in nome delle necessità petrolifere.

Così la Casa Bianca ha promesso l’allentamento delle sanzioni (introdotte da Trump nel 2020 per far cadere Maduro) in cambio della liberazione di alcuni detenuti americani e della promessa di riprendere i colloqui con l’opposizione, subordinando un ulteriore alleggerimento delle restrizioni ai progressi verso il cambiamento democratico.

Così è arrivato il disco verde per l’italiana Eni, la spagnola Repsol e la francese Chevron (ma non per l’indiana ONGC) a riprendere le forniture di petrolio per pagare i debiti venezuelani, ma solo a condizione che siano dirette all’Europa. E’ anche uno sgambetto a Pechino, diventato il più grande cliente del greggio venezuelano, con il 70% delle sue forniture mensili destinate alle raffinerie cinesi.

Ma per salvare i principi, Biden non ha invitato al summit delle Americhe che si apre lunedì a Las Vegas né il Venezuela né il Nicaragua né Cuba in quando governi non democratici. Un’esclusione che ha creato proteste e minacce di boicottaggio da parte di altri leader dell’America Latina, attesi mercoledì insieme a Biden. Con il rischio di non riuscire ad ottenere grandi svolte né sui flussi migratori che minacciano il confine Usa-Messico né sull’offensiva Usa per ridurre la crescente influenza della Cina anche in Sud America.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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