Putin offre i porti occupati per il grano ucraino

Una nave russa si rifornisce di grano in Crimea.
Una nave russa si rifornisce di grano in Crimea. (ANSA)

ROMA.  – Vladimir Putin offre i porti occupati di Mariupol e Berdyansk per sbloccare l’export del grano ucraino. Lo zar torna a parlare della crisi alimentare, drammatica appendice della guerra in Ucraina, inviando un messaggio all’Occidente che la soluzione è a portata di mano, ma alle sue condizioni.

Oltre ai porti ucraini ormai sotto il suo controllo, Putin sostiene che la via più semplice per portare fuori il grano sarebbe quella del passaggio dalla Bielorussia, ma a patto di togliere le sanzioni al suo principale alleato.

Con decine di milioni di tonnellate di cereali ancora bloccate nei silos ucraini, il leader russo si è preso ancora una volta il centro della scena. In giornata ha ricevuto il capo dell’Unione Africana, in rappresentanza dei Paesi che più stanno soffrendo la stretta su grano e fertilizzanti.

Il presidente senegalese Macky Sall, durante il faccia a faccia a Sochi, ha esortato il russo a “prendere coscienza che i nostri Paesi, anche se lontani dalla guerra, sono vittime a livello economico” del conflitto. Dicendosi poi, al termine del colloquio, “rassicurato” dalle parole di Putin.

Lo zar invece ha parlato in serata in un’intervista all’emittente Rosshyia 1. “Non ci sono problemi” per esportare il grano dall’Ucraina, ha esordito, sostenendo che le notizie diffuse dagli occidentali secondo cui la Russia bloccherebbe i porti ucraini è un “bluff” per mascherare i loro errori politici. Poi ha fatto la sua offerta: per far uscire il grano si potrebbero utilizzare i porti delle città occupate di Mariupol e Berdyansk, che i russi stanno “sminando, mettendoli in sicurezza”, al contrario di quello di Odessa, ancora in mani ucraine.

Altre opzioni includono il fiume Danubio attraverso la Romania, l’Ungheria o la Polonia, ma “la soluzione più semplice ed economica”, ha spiegato Putin, sarebbe trasportare il grano attraverso la Bielorussia, perché sarebbe consegnato immediatamente ai porti degli Stati baltici e poi a qualsiasi destinazione”. La condizione, tuttavia, è la “revoca delle sanzioni a Minsk”, ha precisato. A tali condizioni, però, il traffico del grano resterebbe totalmente sotto il suo controllo.

Il nodo del grano sarà anche “in cima all’agenda” della visita in Turchia del ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov l’8 giugno, ha fatto sapere il Cremlino, ma tra gli ucraini continua a prevalere la diffidenza. Il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba ha assicurato che “l’Ucraina è pronta a creare le condizioni necessarie perché riprendano le esportazioni dal porto di Odessa”, ma il timore è che la Russia “approfitti della rotta commerciale per attaccare la città”. Mentre l’ambasciatore di Kiev ad Ankara, Vasyl Bodnar, ha rilanciato le accuse contro Mosca di rubare il grano ucraino per venderlo ad altri Paesi, inclusa la Turchia.

Le cancellerie europee nel frattempo stanno moltiplicando i loro gli sforzi. Lo ha ribadito il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che in un colloquio con Kuleba ha spiegato che “si lavora ad una soluzione”. Ma le trattative portate avanti sotto l’egida dell’Onu sono “molto complesse”, ha fatto sapere il coordinatore per la crisi in Ucraina Amin Awad, spiegando che si continuano a valutare altre opzioni per portare il grano fuori dal Paese, come i camion o i treni.

A Roma la crisi del grano è monitorata con attenzione, e non solo per il suo impatto devastante su “300 milioni di persone a rischio fame e carestia”. Con questi dati, ha rilevato la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, “certamente ci sarà un aumento dei flussi, non solo in Italia”.

L’impennata degli arrivi dei migranti dal Nord Africa è stata esponenziale a Cipro, “+286% dall’inizio dell’anno”, ma anche in Italia sono già sbarcate “circa 20mila persone” (rispetto alle 13.700 dello stesso periodo del 2021), e con tutta l’estate ancora davanti. “Siamo preoccupati, come tutti i Paesi di primo approdo”, ha ammesso.

(di Luca Mirone/ANSA).

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