Due base jumper morti in Trentino e in Friuli

Soccorso alpino ed elicottero.
Soccorso alpino ed elicottero. (ANSA)

TRENTO. – Il base jumping, il lancio da una parete di roccia con il paracadute, ha fatto altre due vittime in Italia. Sul Monte Brento, in Trentino, un americano di 33 ha perso la vita, durante un salto con la tuta alare. In mattinata è stato ritrovato privo di vita anche un altro appassionato di questo sport estremo, un australiano, che si era lanciato ieri dal Monte Cimone, in Friuli, e che risultava disperso.

Il Monte Brento è una delle mete preferite dei base jumper in Trentino e purtroppo anche luogo di innumerevoli incidenti. Dalle prime ricostruzioni, il giovane americano, durante il lancio con la tuta alare, non è riuscito ad aprire il paracadute, forse a causa di un errore di traiettoria durante il volo. L’uomo è precipitato per oltre 200 metri, schiantandosi sulle rocce ai piedi della parete, in località Coste di Dro.

Decollato come secondo di un gruppo di cinque amici, non è atterrato nel punto concordato, il campo sportivo di Oltra. A dare l’allarme, pochi minuti dopo le 7, sono stati i suoi compagni. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, gli operatori del Soccorso alpino, con l’elicottero, e i carabinieri. Una volta individuato il jumper, il medico d’urgenza è stato calato con il verricello, ma purtroppo per l’uomo non c’era più nulla da fare.

In Friuli, sul Monte Cimone, è stato invece ritrovato privo di vita dal Soccorso alpino e dalla Guardia di finanza il base jumper australiano di 35 anni che risultava disperso dopo un lancio. Ancora ieri, si era subito alzato in volo l’elicottero della Protezione Civile Fvg che ha avvistato l’attrezzatura in un canale molto impervio tra il Monte Cimone e il Jôf di Goliz.

È stato attivato anche l’elisoccorso regionale ma nessuno dei velivoli è riuscito ad avvicinarsi e ad individuare un punto per calare gli equipaggi a causa di un repentino peggioramento delle condizioni meteorologiche. Per questo motivo le ricerche sono ripartite questa mattina alle prime luci dell’alba.

La salma è stata infine trovata in fondo a un canalone quasi inaccessibile, a 2.050 metri di quota, circa trecento metri più sotto della cima, dalla quale si è lanciato. E’ stata recuperata con una delicatissima manovra dell’elisoccorso Fvg che ha usato il gancio baricentrico per una lunghezza di oltre settanta metri.

Un’altra tragedia si è consumata in questo ponte del 2 giugno sul lago di Como. E’ morto nella notte all’ospedale Sant’Anna di Como il 17enne che ieri pomeriggio si era tuffato nel lago, all’altezza di Tempio Volciano, senza più riemergere. Dopo oltre mezz’ora di ricerche il ragazzo era stato recuperato dai sommozzatori dei vigili del fuoco e rianimato dai sanitari delle ambulanze, le sue condizioni erano state definite disperate.

Il ragazzo, di origini nordafricane, era con un amico quando si è tuffato nel lago. Non vedendolo riemergere, sono stati allertati i soccorsi. Il 29 maggio, sempre all’ospedale Sant’Anna, è morto un altro 17enne che la sera prima si era tuffato nel lago di Como da un pontile del porto.

(di Stefan Wallisch/ANSA)

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