“Dati sugli abusi allarmano, 161 nuove segnalazioni”

ROMA. – In Italia, ci sono “164 sacerdoti indagati, 162 condannati in via definitiva, circa 30 vescovi insabbiatori, 161 nuove segnalazioni da inizio anno”. Sono gli ultimi dati raccolti dalla Rete L’Abuso, ad oggi uno dei punti di riferimento più forti per i “sopravvissuti” di predatori pedofili. A questi numeri si deve aggiungere quello che secondo Francesco Zanardi, presidente della Rete L’Abuso e membro del Coordinamento di Italy Church Too, è “il dato più importante” e cioè i “471 casi impuniti”, quelli per i quali il reato è andato in prescrizione oppure le cui vittime “non se la sono sentita di andare a denunciare i fatti in un centro di ascolto diocesano per ovvi motivi”.

Secondo alcuni calcoli di proiezione elaborati in base al caso irlandese, ha fatto anche sapere Zanardi, “in Italia ci sarebbe un milione di vittime potenziali. Se si pensa che la commissione d’inchiesta francese ha messo in luce 216 mila vittime e si fanno le proporzioni tra clero francese e clero italiano – ha aggiunto – ci si rende conto che questo dato presunto è molto credibile”.

La proposta della nuova Cei targata Zuppi di affrontare il nodo pedofilia e coperture con una “commissione interna che parta dal 2000 e faccia leva sui centri di ascolto diocesani senza aprire gli archivi”, per Zanardi è irricevibile. Il Coordinamento di Italy Church Too è un’associazione di vittime costituitasi negli ultimi mesi dal basso con il dichiarato intento di promuovere la costituzione di una commissione di inchiesta indipendente sugli abusi sessuali commessi dal clero nel nostro Paese su modello di quelle che hanno indagato in Germania e in Francia.

Per Zanardi restano infatti da sciogliere molti nodi a livello di legislazione nazionale cui fa scudo il concordato, come il fatto che non esista l’obbligo di denuncia e punta il dito, oltre che sugli insabbiamenti dei vertici ecclesiastici, anche, dice, “su una certa omertà che lo stesso stato italiano concede alla Chiesa”.

Sul nuovo presidente della Cei il Coordinamento Italy Church too, per quanto abbia sottolineato con forza di non aver avuto alcuna risposta formale né dai vertici Cei né dai dicasteri vaticani a cui ha fatto pervenire, anche per via Pec, la propria lettera di richieste, vuole comunque concedere una linea di credito: “La valutazione è sospesa” dice Michelangelo Ventura, uno dei portavoce, ma solo perché si auspica che quanto prima dal cardinale Zuppi arrivino “segnali concreti e puntuali” nel senso di una indagine che “garantisca la terzietà”.

“Voi capite bene – ha osservato Zanardi – che le vittime non vanno in chiesa cioè proprio il luogo dove sono state abusate e maltrattate a denunciare, innanzitutto perchè temono di non essere credute”. Secondo Zanardi inoltre, non voler indagare prima del 2000 è sbagliato “perchè una vittima di abuso sessuale, è ormai riconosciuto, impiega 30 o 40 anni a fare outing e a prendere coscienza della violenza subita. Si rischia di lasciare fuori centinaia di vittime”.

(di Nina Fabrizio/ANSA)

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