Covid: profilassi preventiva aiuta i fragili, ma ancora pochi

Hub vaccinale della Croce Rossa presso la stazione Termini a Roma. 23 Settembre 2021.
Hub vaccinale della Croce Rossa presso la stazione Termini a Roma. 23 Settembre 2021. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – Per i tanti pazienti particolarmente fragili per i quali la vaccinazione anti-Covid non garantisce un’alta copertura o che non possono vaccinarsi, dallo scorso febbraio esiste un’opzione in più: un trattamento di profilassi preventiva all’esposizione al virus SarsCoV2 che consente di ridurre dell’83% il rischio di sviluppare la malattia in forma sintomatica, con una protezione che continua per almeno sei mesi dopo una sola dose.

Si tratta della combinazione di due anticorpi monoclonali, tixagevimab e cilgavimab, ma al 19 maggio sono stati somministrati solo 819 trattamenti a fronte di 20mila consegnati alle Regioni. A fare il punto, in occasione di un congresso nazionale promosso da Federanziani, sono stati oncologi ed esperti, sottolineando la necessità di un più ampio utilizzo di questo farmaco per proteggere i soggetti fragili. Per questo Federanziani ha organizzato un tour di informazione in 10 Regioni.

Sono “diversi i gruppi che rimangono a rischio di Covid-19 perché non possono vaccinarsi oppure perché immunocompromessi. Si tratta, in particolare, dei pazienti trapiantati, con patologie onco-ematologiche, in trattamento chemioterapico attivo”, spiega Giovanni Di Perri, Ordinario di Malattie Infettive all’Università di Torino. In questi pazienti fragili, avverte Saverio Cinieri, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica, “è necessario poter garantire una protezione supplementare al vaccino, anche considerando le basse percentuali di adesione alla quarta dose”.

È inoltre “incoraggiante che la combinazione abbia dimostrato di essere efficace anche contro il sottolignaggio BA.2, molto contagioso”, rileva Francesco Cognetti, Presidente della Federazione oncologi, cardiologi e ematologi. Eppure, ad oggi sono “solo 891 i trattamenti somministrati”, sottolinea Giovanna Scroccaro, della Direzione Farmaceutico Dispositivi Medici del Veneto.

“Numeri bassi e la ragione – spiega – sta anche nel fatto che l’avvio delle somministrazioni ha coinciso con l’avvio della quarta dose del vaccino anti-Covid”. Si calcola che siano circa 150mila in Italia i pazienti fragili che hanno l’indicazione per poter usufruire del trattamento. C’è però anche un’altra criticità: per accedere al farmaco è necessario un test sierologico negativo, tuttavia “la presenza di un titolo anticorpale – avvertono gli specialisti – non assicura la reale protezione dal virus”.

Da qui la richiesta di un più ampio utilizzo. Proprio la fascia più anziana, ha sottolineato il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri invitando alla cautela, “ha pagato il prezzo maggiore al Covid e va più protetta, cosi come i fragili”. Complessivamente, secondo dati Aifa, da marzo 2021, in Italia sono state 61.582 le prescrizioni di anticorpi monoclonali contro Covid-19, con una crescita del 2,4% rispetto a 14 giorni fa. Di queste, 60.691 sono state le terapie per pazienti con malattia non grave ma a rischio progressione, mentre 891 sono state appunto le prescrizioni per l’uso in profilassi pre-contagio.

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