Guerra Ucraina: escalation nel Donbass, i russi all’assalto del Lugansk

Snizhne, Ukraine. ©Capucine Granier-Deferre

ROMA. – “Severodonetsk si sta trasformando in una nuova Mariupol”. Blindato il fronte meridionale con la presa dell’Azovstal, la Russia ha lanciato un nuovo assalto al Donbass. Un’offensiva partita proprio da Severodonetsk, città chiave per assumere il controllo dell’oblast di Lugansk e su cui “il nemico ha concentrato tutte le sue forze”, che da giorni subisce un martellamento sempre più pesante con drammatiche conseguenze sul piano umanitario, come ha denunciato la commissaria per i diritti umani del Parlamento di Kiev, Lyudmila Denisova.

“Gli attacchi nemici – ha riferito – vengono costantemente effettuati in molte aree e gli insediamenti vengono bombardati con razzi dall’artiglieria e dai sistemi aerei”, mentre “alla periferia si svolgono costantemente battaglie”. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha definito la situazione “estremamente difficile”.

Secondo l’amministrazione militare regionale, i russi tentano di sfondare da quattro direzioni ma finora sono stati respinti. Assalti in cui Mosca, secondo l’intelligence britannica, sta schierando i tank Terminator di nuova generazione, visto che si tratta di una delle sue “priorità tattiche immediate”.

L’offensiva continua a insistere anche sull’oblast di Donetsk. Le autorità ucraine hanno denunciato raid su abitazioni e strutture civili, che hanno provocato almeno 7 morti. Pesante è anche il bilancio del bombardamento missilistico di venerdì su Lozova, nella regione nordorientale di Kharkiv, con oltre mille appartamenti colpiti e 11 strutture scolastiche, secondo il sindaco Serhiy Zelensky. Tra i feriti, c’è anche un bambino di 11 anni.

Gli attacchi proseguono in tutto il Paese. Bombe a grappolo su Kherson hanno provocato almeno 3 morti ed esplosioni sono state segnalate nella regione di Kiev e in quella ancor più occidentale di Zhytomyr. E mentre il Parlamento ha prolungato la legge marziale fino al 23 agosto, prevedendo ancora lunghi mesi di conflitto, Zelensky torna a chiedere armi agli alleati occidentali per sbloccare lo stallo nel mar Nero.

“Oggi ci sono 22 milioni di tonnellate (di grano) bloccate e i russi lo rubano costantemente e lo portano da qualche altra parte. La comunità mondiale deve aiutare l’Ucraina a sbloccare i porti, altrimenti – ha avvisato – la crisi energetica sarà seguita da una crisi alimentare”.

Resta poi forte il timore di un allargamento del conflitto a nord con un coinvolgimento diretto della Bielorussia, che si fa sempre più minacciosa. Dopo che Minsk ha annunciato il rafforzamento delle sue unità frontaliere e l’acquisto dei sistemi missilistici russi S-400 e Iskander, il segretario del Consiglio di sicurezza Oleksandr Wolfovych ha denunciato che “gruppi di sabotaggio e ricognizione ucraini” hanno violato il confine, nelle cui vicinanze restano schierati circa 20 mila soldati ucraini tra le regioni di Rivne, Kiev e Chernihiv.

Un potenziale casus belli ancor più inquietante perché reso noto nelle ore in cui il presidente Alexander Lukashenko è volato a Sochi per un nuovo faccia a faccia con Vladimir Putin, fissato nella giornata di lunedì. Resta intanto una nube di mistero sulle condizioni dei quasi 2.500 combattenti ucraini dell’acciaieria Azvostal, la cui resa, ordinata dallo Stato maggiore di Kiev, si è conclusa venerdì. I prigionieri sono stati condotti nei territori sotto controllo di Mosca, che ora dovrà decidere cosa farne.

Dopo le prime aperture dal sapore provocatorio, il capo della commissione Esteri della Duma Leonid Slutsky ha fatto un passo indietro, dicendosi ora contrario allo scambio da lui stesso suggerito tra le truppe del reggimento Azov e l’oligarca filorusso Medvedchuk. Eppure, in un negoziato che prosegue dietro le quinte, come del resto era avvenuto per l’evacuazione della fabbrica-bunker, tutte le ipotesi restano in campo e l’ultima parola, ha aggiunto sibillino, ce l’avrà chi ha “l’autorità” a Mosca.

(di Cristoforo Spinella/ANSA)

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