Trentennale di Falcone segnato da uno scontro politico

Il luogo della strage del 23 maggio 1992, sull'autostrada A29, nei pressi dello svincolo di Capaci nel territorio comunale di Isola delle Femmine, a pochi chilometri da Palermo.
Il luogo della strage del 23 maggio 1992, sull'autostrada A29, nei pressi dello svincolo di Capaci nel territorio comunale di Isola delle Femmine, a pochi chilometri da Palermo. (Franco Lannino. ANSA)

PALERMO. – Il suo tour elettorale in camper, Roberto Lagalla l’ha inaugurato proprio partendo da un luogo simbolo del riscatto alle barbarie di Cosa nostra: l’Ic ‘Giovanni Falcone’ nel quartiere Zen. Mai come quest’anno, l’anniversario della strage di Capaci – dove nel ’92 la mafia fece saltare in aria con un’autobomba Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti della scorta – è segnato da una forte tensione, questa volta non solo emotiva.

Commemorazioni, aule di giustizia e scontro politico. Nel pomeriggio Lagalla si è recato sul luogo della strage e ha deposto un mazzo di fiori ai piedi della stele che ricorda le vittime, lasciando anche un messaggio che il suo staff definisce “la solenne promessa di Lagalla a Falcone”.

Nel biglietto è scritto: “Caro Giovanni, a trent’anni da quel maledetto giorno molto è cambiato ma Palermo non è ancora una città libera dalla mafia. Continuerò a lavorare incessantemente per renderla immune da ogni contaminazione malavitosa. Te lo prometto. In memoria di Giovanni, Francesca, Rocco, Vito e Antonio”.

Vittime di Cosa Nostra e condannati per mafia tornati alla ribalta politica dopo avere scontato le pene detentive. Sul trentennale imperversano i toni infuocati della campagna elettorale in corso a Palermo, dove si voterà il 12 giugno, e la requisitoria al processo di Caltanissetta contro i poliziotti imputati di infedeltà allo Stato per il falso pentito Vincenzo Scarantino.

Per qualcuno Palermo sembra ripiombata nel clima degli anni Novanta. In città sono apparsi manifesti choc provocatori: “Forza mafia” con la scritta tra i colori della bandiera italiana e simbolo usato dal partito di Berlusconi e ‘Dc democrazia collusa’ con tanto di scudo crociato e la scritta ‘make mafia great again’.

La Digos sta indagando per risalire ai responsabili delle affissioni, che sono comparse nel pieno delle polemiche per l’irruzione nella campagna elettorale di Marcello Dell’Utri e Totò Cuffaro. I due sono big sponsor di Roberto Lagalla, l’ex rettore candidato sindaco per il centrodestra. C

ondannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, Dell’Utri è stato tra i primi a fare il suo endorsement a Lagalla. Ancora più coinvolto l’ex governatore della Sicilia: condannato per favoreggiamento semplice a Cosa nostra, Totò Cuffaro, che ha scontato a Rebibbia la pena, è a capo della Dc Nuova. Una sorta di Democrazia cristiana 4.0 schierata con una propria lista a sostegno dell’ex rettore, che di Cuffaro fu assessore alla Sanità.

Connubi che hanno suscitato indignazione, a partire dall’ex giudice Alfredo Morvillo, fratello di Francesca e cognato di Falcone. “A trent’anni dalle stragi la Sicilia è in mano a condannati per mafia – ha detto Morvillo – C’è chi attualmente strizza l’occhio a personaggi condannati. C’è una Palermo che gli va dietro, se li contende e li sostiene”. E ancora: Nessuno nega il diritto a Cuffaro di continuare a vivere e a fare tutto ciò che vuole, per carità, ha scontato la pena e nessuno dice che deve tornare in galera. Il problema non è lui, sono gli altri che lo corteggiano e lo inseguono”.

Concetti ripresi anche da Maria Falcone, sorella del magistrato: “E’ inaccettabile che in una città che per anni è stata teatro della guerra che la mafia ha dichiarato allo Stato e che ha contato centinaia di morti sia ancora necessario ribadire che chi si candida a ricoprire una carica importante come quella di sindaco e qualsiasi altra carica elettiva debba esplicitamente prendere le distanze da personaggi condannati per collusioni mafiose”.

Una posizione ribadita ancora nel corso della manifestazione organizzata al Foro Italico di Palermo dal quotidiano “La Repubblica”. “Non si può permettere a un candidato politico di qualsiasi corrente di avere come sponsor un personaggio il cui passato non sia adamantino. Non ho niente da dire contro Cuffaro o Dell’Utri. Hanno scontato la pena. Ma non sono adamantini e limpidi’, ha sbottato Maria Falcone nel corso della manifestazione in corso al Foro Italico di Adirato da quelle che spesso definisce “speculazione politica” di basso livello, Lagalla ribatte colpo su colpo a chi gli rinfaccia il connubio con Cuffaro. Il suo ‘no’ alla mafia è perentorio in ogni discorso e confronto pubblico. “Con me i mafiosi e i loro complici rimarranno fuori dal governo della città”.

(di Alfredo Pecoraro/ANSA)

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