Incendio nel principale centro aerospaziale russo

Un uomo cammina di fronte al Ministero degli Affari Esteri russo a Mosca
Un uomo cammina di fronte al Ministero degli Affari Esteri russo a Mosca. EPA/YURI KOCHETKOV

ROMA. – Le fiamme divampate in uno dei più importanti centri di ricerca militare di Mosca alimentano le teorie sulla cyberwar incendiaria che avrebbe come obiettivo la Russia di Vladimir Putin. L’ennesimo incendio si è sviluppato questa volta in una sottostazione di trasformazione dell’Istituto centrale di aeroidrodinamica Zhukovsky (TsAGI), alle porte di Mosca: è “il centro di ricerca più grande del mondo” secondo i russi, dove si sviluppano gli studi su quasi tutti gli aerei, dai Mig all’Ilyushin 96 – l’aereo di comando di Putin – fino al Buran, il fallito progetto dello Space Shuttle sovietico.

Le fiamme si sono sviluppate “in un’area di 30 metri quadri, sono state estinte e non ci sono vittime”, ha fatto sapere una fonte all’Interfax. Il centro è il fiore all’occhiello della ricerca russa, venne fondato nel 1918 da Nikolaj Zukovskij, considerato il padre dell’aerodinamica moderna – e dell’aviazione russa – insieme al ben più celebre ingegnere Andrej Tupolev.

Dall’inizio della guerra le fiamme hanno avvolto diversi istituti e impianti russi più o meno direttamente collegati alle operazioni belliche, alimentando soprattutto sui social la tesi del sabotaggio cybernetico, sul modello di quello utilizzato in Iran per distruggere centinaia di centrifughe nucleari, andate in tilt dopo l’esposizione al virus informatico Stuxnet.

C’è poi chi si spinge a teorizzare che dietro agli incendi vi sia la mano di una fantomatica quinta colonna ucraina schierata oltre le linee: a una domanda specifica del New York Times, un consigliere di Zelensky, Oleksei Arestovych, ha risposto con un “non confermiamo né smentiamo”, che i sostenitori di questa tesi hanno letto come una prova indiretta dell’origine dolosa dei roghi. Ipotesi che Mosca, almeno ufficialmente, non prende neppure in considerazione.

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