Zelensky a Davos, i big pensano alla ricostruzione

Il ministro dell'Economia Daniele Franco
Il ministro dell'Economia Daniele Franco. (ANSA)

ROMA.  – Niente russi a Davos, sì invece all’intervento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in una riunione del Forum economico mondiale dove la guerra scatenata da Mosca sarà sotto i riflettori come l’evento che ha mandato in frantumi l’ordine post-seconda guerra mondiale.

Spesso è la lista degli invitati, prima ancora delle decine di panel, incontri a porte chiuse, conferenze stampa e discorsi dei leader, a dare la cifra dei meeting internazionali. E quello del Forum economico mondiale, dal 22 al 26 maggio a Davos in versione primaverile dopo lo slittamento del consueto meeting di gennaio causa Omicron, non fa eccezione.

Il ritorno della guerra in Europa – “inimmaginabile” secondo il fondatore del Wef Klaus Schwab –  è il primo dei tre temi portanti della Davos 2022, che segna il ritorno in presenza per la prima volta dal gennaio 2020. Gli altri due sono la pandemia, con l’emergenza delle vaccinazioni su scala mondiale rimaste al palo, e la crisi climatica. Senza dimenticare l’impatto economico devastante di tutte e tre le sfide globali, per le quali Davos ambisce a mediare interessi, catalizzare energie e forgiare collaborazione.

Schwab definisce il Wef della prossima settimana “il più urgente e denso di conseguenze” dalla creazione nel 1971 con sfide “senza precedenti”. Per l’economia ci saranno personalità di spicco come la direttrice generale del Fmi Kristalina Georgieva, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, il commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni, il ministro dell’Economia italiano Daniele Franco (oltre a Cingolani, Giovannini e Colao), la presidente della Bce Christine Lagarde insieme a una schiera di “big” del mondo finanziario e bancario, la segretaria Usa al Commercio Gina Raimondo. Fra i leader politici debutta a Davos il cancelliere tedesco Olaf Scholz, e ci sarà il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg.

É chiaro che gran parte de nodi globali, dall’iper-inflazione ai rischi per gli approvvigionamenti alimentari alla crisi energetica, ruotano attorno all’invasione dell’Ucraina. Il Wef aveva congelato le relazioni con la Russia lo scorso marzo, e quest’anno le porte sono chiuse sia alle aziende che alle autorità russe, invitate a “prendere una strada diversa” e “rispettare la Carta delle Nazioni Unite”.

Un’inversione netta dopo che dal 2007 in poi cinque erano Stati gli interventi, di fronte all’èlite globale, del presidente Vladimir Putin. Parlerà invece – da remoto – Zelensky, mentre a tessere relazioni e alleanze sarà presente il suo ministro degli Esteri Dmitro Kuleba. Si parlerà parecchio di ricostruzione in Ucraina, tema che pare sia già d’interesse per numerose aziende a Davos.

Altro segnale importante: il presidente cinese Xi Jinping non interverrà, come aveva fatto negli anni recenti difendendo la globalizzazione da Trump. Ma alla Cina – rispecchiando atteggiamenti ed equilibri mondiali – Davos non chiude: sarà presente l’inviato per il clima Xie Zenhua, e l’organizzazione fa sapere di attribuire “incredibile importanza” alla cooperazione fra Washington e Pechino.

( di Domenico Conti/ANSA).

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