Centrodestra diviso va alla conta sulle comunali

Il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci
Il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci. ANSA/LUCA ZENNARO

ROMA. – Le elezioni amministrative consegnano la fotografia di un centrodestra compatto. Ma, al di là dell’ufficialità e nonostante alle elezioni del 12 giugno Lega, Fdi e Forza Italia correranno insieme nella maggior parte delle città chiamate alle urne, i rapporti tra Salvini, Berlusconi e Meloni sono ai minimi come non si registrava da diverso tempo. Da mesi non si riesce a organizzare un vertice.

Non solo, ogni weekend i tre leader si sfidano a colpi di kermesse. Insomma, una situazione complessa, tanto che c’e chi, lontano dai microfoni, ammette come la vera battaglia delle comunali del 12 giugno sia tra il “centrodestra di governo”, cioè Lega-Fi e Fratelli d’Italia. Una sorta di conta, di prova generale in vista delle politiche dell’anno prossimo. Quanto alle candidature tutti concordano che “non esiste alcun “problema politico nazionale” e che dietro le spaccature in 5 città su 26 ci sono solo “ragioni strettamente locali”.

Ma che ci siano tensioni lo dimostra quanto accaduto in Sicilia dove in zona Cesarini la coalizione è riuscita ad evitare la spaccatura e a convergere su un unico candidato a Palermo. Difficile immaginare che le divisioni locali possano ripresentarsi anche al voto politico così come l’intesa raggiunta in alcune realtà con Matteo Renzi sembra essere destinata solo alle realtà locali.

In alcune città Italia Viva correrà infatti con il centrodestra o parte di esso: a Genova con Bucci, a Verona con Tosi, a Catanzaro con Fi e Lega per Valerio Donato, a Rieti sostiene il candidato Fdi Daniele Sinibaldi con la lista “Rieti al centro” che unisce il partito di Matteo Renzi, Cambiamo! di Giovanni Toti e Coraggio Italia di Luigi Brugnaro. Nonostante le tensioni però, nel centrodestra c’è ottimismo: “Ho visto molto di peggio. Direi che il bicchiere è pieno per tre quarti: siamo soddisfatti”, commenta il responsabile enti locali di Forza Italia, Maurizio Gasparri.

“E’ stato molto ma molto più difficile trovare i candidati sindaci a Roma e Milano. L’ unico nodo politico aperto – ammette l’ex ministro – è quello della candidatura Musumeci ma ne parleremo a tempo debito. Invito i leader a occuparsene ma senza versare benzina sul fuoco prendendo atto che l’accordo su Palermo è un bel passo avanti”.

Al momento, quindi, sui 26 capoluoghi di provincia che andranno al voto, ben 19 avranno un candidato sindaco unitario, 5, a meno di novità in “Zona Cesarini”, (possibile a Oristano) dovrebbero far registrare una spaccatura. Si tratta di Parma, Verona, Viterbo, Catanzaro e Messina. Uniti invece ad Alessandria, Asti, Barletta, Belluno, Como, Cuneo, Frosinone, Genova, Gorizia, Spezia, Aquila, Lodi, Lucca, Monza, Padova, Palermo, Piacenza, Pistoia, Rieti, Taranto.

A Catanzaro, gli azzurri ed il partito di Matteo Salvini sostengono il candidato civico Valerio Donato, (Italia Viva compresa). FdI ha deciso invece di appoggiare Wanda Ferro. A Messina, invece, è la Lega a correre da sola mentre Fi e FdI appoggiano Maurizio Croce. A Parma, Lega e Forza Italia, insieme ad altre realtà del centrodestra, sostengono Pietro Vignali, ex sindaco che fu arrestato durante il suo mandato, mentre Fratelli d’Italia ha deciso di puntare su Priamo Bocchi.

A Verona invece è Forza Italia ad andare da sola sostenendo l’ex sindaco ed ex leghista Flavio Tosi, mentre il resto della coalizione, FdI e Lega, puntano alla rielezione del primo cittadino uscente Federico Sboarina, recentemente approdato in Fratelli d’Italia. Infine, Viterbo dove da una parte Forza Italia sostiene il candidato della Lega, Claudio Ubertini, dall’altra si presenta la civica Laura Allegrini appoggiata da Giorgia Meloni.

(di Marcello Campo/ANSA)

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