Forze bielorusse al confine, ancora missili su Odessa

L'acciaieria Azovstal sotto fuoco. (ANSA)

ROMA. – Una pioggia di missili sulla fascia costiera, da Odessa all’acciaieria Azovstal di Mariupol sotto un assedio che pare infinito, e la nuova minaccia di un allargamento del conflitto con lo schieramento delle truppe speciali bielorusse al confine.

L’offensiva russa in Ucraina continua a concentrarsi sui suoi obiettivi strategici, colpendo il cuore dei centri abitati. Nel mirino resta soprattutto la città portuale strategica sul mar Nero, già sotto attacco durante la visita del presidente del Consiglio europeo Charles Michel, costretto a rifugiarsi in un bunker antiaereo. Su Odessa sono stati sparati tre Kinzhal – i nuovi missili ipersonici della Russia – e diversi razzi, che hanno colpito due hotel e un centro commerciale, provocando almeno un morto e cinque feriti.

Ad alzare il livello d’allerta è anche la nuova concentrazione di truppe bielorusse alla frontera settentrionale dell’Ucraina. Annunciando l’invio dei soldati, Minsk ha parlato di una mobilitazione difensiva in risposta al rafforzamento delle forze Nato e dei suoi alleati. “Nella direzione operativa meridionale, un gruppo di un massimo di 20.000 persone creato dalle forze armate ucraine richiede una nostra risposta. Le forze operative speciali, dispiegate in tre direzioni tattiche, garantiscono la sicurezza della Bielorussia”, ha affermato il capo di Stato maggiore Viktor Gulevich.

L’esercito di Minsk, ha quindi avvertito il presidente Alexander Lukashenko, è in grado di “infliggere danni intollerabili ai suoi nemici” in caso di attacco. “Siamo realisti, capiamo che non potremmo sconfiggere la Nato. Ma abbiamo tutte le armi per causare danni, in particolare ai territori da cui verremmo attaccati”, ha aggiunto l’alleato di Putin, sottolineando di non “alludere a nulla” ma di volere che “tutti capiscano la portata delle armi che abbiamo”.

Sul terreno, continua intanto l’assedio su Azovstal, dove secondo Kiev sono più di mille i combattenti ucraini asserragliati, tra cui centinaia di feriti. Secondo il consigliere del sindaco di Mariupol, Petro Andrushchenko, nei sotterranei della fabbrica ci sarebbero poi ancora cento civili, anche se i governi di Kiev e Mosca hanno assicurato che le evacuazioni sono state completate.

Le forze russe stanno conducendo “operazioni d’assalto” sullo stabilimento, con 34 attacchi in 24 ore, compresi 8 con bombardieri strategici, tentando di far saltare un ponte usato per i corridoi umanitari per bloccare gli ultimi combattenti all’interno. Ma la bandiera ucraina continua a sventolare sull’impianto. Per cercare di salvare i combattenti, parallelamente ai canali diplomatici già aperti, l’esercito di Kiev sta lavorando a un piano militare. Ma secondo l’ex comandante del battaglione Azov, Maxim Zhorin, sarà prima necessario completare l’equipaggiamento militare e il rifornimento di armi.

L’offensiva continua massiccia anche verso il Donbass. Nell’oblast di Kharkiv, strategica anche per sferrare l’attacco decisivo sulle regioni di Lugansk e Donetsk, i corpi di 44 civili sono stati trovati sotto le macerie di un palazzo a Izyum, “distrutto dagli occupanti nella prima decade di marzo”, secondo il capo dell’amministrazione militare regionale, Oleg Sinegubov.

Nuovi orrori che continuano a emergere, tra ripetute denunce di attacchi indiscriminati – ultimi gli spari contro un’auto di civili a un posto di blocco russo nella regione di Zaporizhzhia -, aggravando il bilancio di vittime tra la popolazione. Secondo l’Onu, in Ucraina sono morti migliaia di civili in più rispetto a quanto stimato finora.

“Il grande buco nero è Mariupol, dove è stato difficile accedere completamente e ottenere informazioni pienamente controllate” e gli ucraini hanno denunciato 25 mila vittime, ha detto il capo della missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite nel Paese, Matilda Bogner. “Il numero di persone uccise – ha aggiunto – è molto più alto della cifra inizialmente data di 3.381”.

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